di Michela Alessandrini
L’imperatrice Sissi scrive, nel luglio 1898, alla figlia Maria Valeria: “Sono di cattivo umore e triste, e la famiglia può essere contenta di trovarsi lontana da me. Ho la sensazione che non mi riprenderò più”. Anche in occasione della sua ultima uscita pubblica a Budapest, il giornale locale la descrive come “una testa femminile nera, un volto nuovo, sconosciuto, molto triste, il cui sorriso produceva l’effetto di un pallido riflesso. Saluta con grazia, ma in maniera quasi meccanica”.
Sissi non trova quiete nei palazzi di corte, come non è mai avvenuto nel corso della sua vita, ma in particolare la sofferenza si fa più intensa dopo la morte del figlio Rodolfo. Per ritrovare la salute, parte per la Svizzera insieme alla sua dama di compagnia, la contessa Irma Sztàray. Alloggiano a Ginevra, presso l’albergo Beau Rivage: come tante altre volte, Sissi si presenta con lo pseudonimo di contessa di Hohenems per passare inosservata. Ma non sfugge all’attenzione di Lucheni.
Il 10 settembre 1898, Luigi Lucheni ha 25 anni. Era nato ad Albareto, sulle colline parmensi, da una ragazza non più amata dal padre del bambino, il padrone dei terreni su cui lei lavorava come pastorella. Abbandonato subito dopo la nascita a Parigi e preso in carico dall’orfanotrofio di Parma, la famiglia Monici di borgo del Naviglio lo accoglie nei primi anni dell’infanzia, probabilmente per ottenere la somma mensile che veniva versata alle famiglie che accoglievano orfani: all’età di 8 anni viene riportato all’ospizio. A un’infanzia segnata da continui abbandoni, segue una giovinezza altrettanto difficile, che lo porta a Losanna alla ricerca di un lavoro nei cantieri. Lucheni si definisce un “anarchico solitario”, e dentro di lui cresce l’amarezza, come confesserà durante l’interrogatorio, “per come veniva trattata e sfruttata la gente come me. Ho iniziato ad incolpare le autorità, lo Stato e la Chiesa della nostra miseria”.
Ma Luigi non ha abbastanza soldi per permettersi un’arma: compra una lima affilata, attende l’imperatrice lungo la passeggiata lungo il lago di Ginevra e, all’improvviso, la colpisce. Sissi non si rende conto immediatamente della gravità della ferita e riesce a raggiungere, insieme alla sua dama, il battello diretto a Montreux. Ma poche ore dopo si spegne, accompagnata dalla soddisfazione di Lucheni che confessa di aver agito con premeditazione, per dare un esempio e per far avanzare la causa anarchica.
Ma chi uccise, in realtà, Lucheni? La potente imperatrice Elisabetta o la fragile Sissi al tramonto dell’impero austro-ungarico? Come reagì l’opinione pubblica alla scomparsa dell’amata sovrana per mano di un italiano? E come finì la sua vita tra le mura del carcere di Ginevra: si suicidò o venne assassinato? Un’avvincente analisi del profilo dell’assassino e della sua vittima è stata curata da Corrado Truffelli per fermoeditore, in Vita e morte dell’assassino di Sissi, Luigi Lucheni, che nelle prossime settimane potrete trovare in vendita sul sito www.fermoeditore.it.
In primo piano: la copertina del libro “Vita e morte dell’assassino di Sissi”, Luigi Lucheni, fermoeditore