di Rossella Romito
Sarebbe curioso montare una telecamera e filmare la mimica facciale delle persone che guardano per la prima volta le illustrazioni di Riccardo Guasco. Sarebbero espressioni a metà tra il divertito, il rapito, il meravigliato e lo spiazzato. Sin dal primo colpo d’occhio appare chiaro che tra i suoi modelli ci sono soprattutto movimenti artistici come il Cubismo e il Futurismo. Nel primo caso, unire più punti di vista simultaneamente è un modo per offrire viste differenti di un oggetto, di una sensazione, di una situazione. Dal secondo, invece, riprende l’estetica e le linee, la velocità e l’immediatezza del messaggio.
Il disegno ha affascinato Guasco sin da piccolo perché lo ritiene un mezzo di espressione geniale, sintetico, non invasivo, molto veloce ed estremamente democratico. Un disegno è in grado di condensare un messaggio e può essere compreso da tutti senza differenza di età, di ceto o di linguaggio e soprattutto può essere comunicato in un tempo brevissimo, a differenza di altri media. La realtà che ci circonda si presta ad essere rappresentata da più punti di vista, mescolando l’interpretazione che Guasco dà di un certo soggetto in momenti diversi. Questo e parte del suo significato vengono lasciati volutamente incompleti per far sì che spetti chi guarda a completare il lavoro e a dare a sua volta una nuova prospettiva e un nuovo punto di vista all’illustrazione. La bellezza delle immagini sta proprio dal poter essere interpretate diversamente da chi ne fruisce e, riflettendoci bene, questo modus operandi può risultare un toccasana in un’epoca in cui le nostre idee e il nostro modo di vedere si sono appiattiti perché siamo disabituati a guardare le immagini.
Partendo dalla realtà, pian piano i suoi disegni si sono popolati di case altissime, cetacei, biciclette, barche sospese. La fantasia – come l’ispirazione – è per Riccardo Guasco un processo, è allenamento, è lavoro di squadra dove la mente aiuta l’occhio a vedere cose che ancora non ci sono mentre la mano aiuta a visualizzarle, ma alla fine è il cuore che, con il suo tocco finale, mette la palla in rete.
“Sintetico e diretto” sono gli aggettivi che più gli calzano quando la sua mano guida la matita. Sono le stesse parole d’ordine che accompagnano la progettazione delle sue copertine, la sfida più grande per un illustratore perché deve confrontarsi con gli art director o i direttori delle testate, spesso intimoriti dalla paura di essere fraintesi. Nelle copertine occorre aumentare ancora di più il non detto e far immaginare a chi guarda cosa potrebbe nascondere o significare quell’illustrazione. Spesso però il premio finale della sfida vale la responsabilità del rischio che si corre: è proprio quando è “quella” copertina che viene scelta da una persona comune tra una mole incredibile di immagini su uno scaffale di una libreria o in un edicola.
Copertina: Riccardo Guasco, Studio Rebecca #3, per Studio Rebecca di Vicenza, 2016, courtesy l’artista
Info: riccardoguasco.tumblr.com