di Laura Fornasari
New York è rumore e luce. Suono incessante di traffico, e il grido lontano delle sirene. Sapevate che i newyorkesi dicono che sia impossibile fare una telefonata senza venire interrotti da almeno una sirena? Ma la New York disegnata da Giacomo Bevilacqua è fatta di colori e chiazze di ombre e luci che disegnano il profilo di un grattacielo, i rami di un albero a Central Park, i gradini bianchi all’ingresso di un appartamento.
Non ci sono i suoni. Quelli possiamo solo immaginarli: inconsciamente lo facciamo nel momento in cui ci immergiamo nella lettura, per accorgerci molto più tardi che l’assenza di rumore ha un significato preciso e inaspettato.
Almeno all’apparenza, il tema di questa storia è il distacco. Quello di Samuel Page, giornalista e fotografo che ha deciso di ritrovare l’ispirazione con una sfida: vivere per due mesi a New York senza rivolgere la parola a nessuno. Le giornate sono scandite dalle regole del gioco, i contatti necessari sbrigati con stratagemmi fatti di prenotazioni, codici e bigliettini. Tutto sembra funzionare… fino a quando un granello di polvere si insinua nell’ingranaggio. Sam si accorge che nelle foto scattate in giro per la città compare una ragazza, sempre la stessa. Non può essere una coincidenza: non nel calderone di umanità di New York. Proprio quando la rete di regole impossibili sembrava funzionare, ecco spuntare una connessione che va al di là della logica, pronta a scardinare le certezze di Sam, che nel gioco dell’isolamento totale credeva di avere trovato il suo equilibrio.
È difficile spiegare che cosa sia Il suono del mondo a memoria. Sam ci accompagna in un viaggio solitario, ma non necessariamente malinconico. C’è New York a fargli compagnia, quella stessa città che a un tratto deciderà di rivoltarglisi contro.
Sam seleziona i ricordi come le sue fotografie. Sceglie quali tenere e quali gettare. Sceglie di isolarsi proprio nel cuore di un luogo che fa di tutto per reclamare la sua attenzione. C’è la paura del contatto, paura dell’altro, specie quando l’altro è l’unica persona della quale non possiamo escludere la voce nemmeno tappandoci le orecchie.
Il suono del mondo a memoria è il primo graphic novel di Giacomo Bevilacqua, noto per le vignette umoristiche di A Panda piace. In contrasto col grande silenzio di alcune tavole, la voce narrante di Sam diventa a tratti onnipresente, e ci rende partecipi di tutti i suoi pensieri. Così tanti e caotici che finiscono per scontrarsi e rimbalzare dappertutto, proprio come le biglie da lui menzionate nella scatola che dovrebbe essere New York.
La storia è sicuramente una dolce dedica alla città da parte di qualcuno che l’ha amata, anche se resta la sensazione che, durante tutta la vicenda, la metropoli sia una sorta di fondale piuttosto che la protagonista. Se la storia converge verso una risoluzione tutto sommato prevedibile, si fa perdonare con la bellezza delle tavole e dei colori, e con almeno una sorpresa che cambierà la prospettiva con cui avevamo aperto il volume la prima volta.
Copertina: Cover di Il suono del mondo a memoria, Bao Publishing, Milano 2016