Nostalgia delle Feste? Pensate a noi che scriviamo nel momento in cui l’Albero ci scruta con le sue lucine intermittenti e i regali: i film! Prima di tuffarci nella mini abbuffata di opere che ci attendono, abbiamo una chicca per voi. Si intitola Dirk Gently e la guida galattica all’investigazione olistica, ovvero la storia di un eccentrico e inesperto detective, Dirk appunto, e del suo riluttante assistente Todd che insieme cercano di risolvere un pericoloso mistero soprannaturale. La prima stagione è su Netflix. Vi diciamo solo che a firmare la serie è Douglas Adams, autore di Guida galattica per autostoppisti, e che la vicenda di partenza ruota intorno a un gattino scomparso. Il Watson della situazione è il disgraziatissimo Todd, fattorino di un hotel laureato sommerso di inadeguatezza, che ha il volto elfico di Elijah Wood, l’attore “tutta-faccia” del Signore degli Anelli.
Ciò detto, catapultiamoci nel mondo dei film. E si parte da Arrival, di Denis Villeneuve: da non perdere perché è la prima volta del regista canadese nella science-fiction, nella quale si avventura per raccontarci di una linguista di fama mondiale, gravata da un lutto inconsolabile (Amy Adams), che viene interpellata quando dodici navicelle aliene sbarcano sulla Terra, non si sa con quali intenzioni. Fuori dai cliché di genere, Villeneuve è affascinato dal tentativo eterno di mettere in contatto la nostra civiltà con le altre, o supposte tali, che abitano lo spazio, e per fare ciò è consapevole che l’unico strumento in dote a noi per loro è il linguaggio. Un alfabeto comune. Suona come una richiesta di aiuto, questo film, da parte nostra a loro e viceversa, per cercare di capire se nel grande e misterioso disegno universale dell’onnipotente che ci governa sia prevista la nostra salvezza.
Parla, senza giri di parole (ma con molti giri di basso), di tenacia nel perseguire i propri sogni, il film Sing, con le voci di Matthew McConaughey e Reese Whiterspoon. In un mondo popolato solo di animali, vive a malapena Buster, koala in disgrazia un tempo performer teatrale. Che però nutre l’ambizione di mettere in piedi la più grande gara canora del mondo. Così arruola una maialina con 25 figli, un gorilla gangster, una porcospina punk e un topolino. Non rimanete ancorati al mezzo – l’animation – ma concentratevi sul fine: l’arte di arrangiarsi con i talenti che si hanno, per dare una chance a se stessi.
Ecco un titolo che a chi scrive richiama Joy, il film sulla scalata al successo dell’inventrice del Mocho Vileda. Cambia l’oggetto, ma lo spirito che anima The Founder, diretto da John Lee Hancock con Michael Keaton, non è diverso. Mentre gli Usa vivono il boom economico, il 52enne Ray Kroc lavora come commesso viaggiatore per l’azienda Prince Castle, il cui prodotto di punta è il frullatore Multimixer utilizzato nei drive-in. Nel film, la vera storia del suo incontro con Mac e Dick McDonald, che negli anni ‘50 avevano avviato la vendita di hamburger nella California del Sud. Avete indovinato? L’impero del fast food, con un fatturato da millemila miliardi, così come lo conosciamo oggi, trova in questo ironico e brillante feuilleton la sua consacrazione.
Copertina: Arrival, di Denis Villeneuve, 2017