di Francesca Codeluppi
Elisabetta II è una donna oggetto. Parrebbe l’incipit dell’ennesimo saggio sociologico sulla condizione della donna nel nostro tempo, mirante a porre in luce le difficoltà e le asperità che l’appartenere al gentil sesso talora comporta. E invece no: l’affermazione di cui sopra è mirata, ragionata e da intendersi in modo letterale. Di ritorno da una settimana a Londra ho portato con me ricordi bellissimi, una grande stanchezza per i chilometri percorsi e il più incredibile numero di gadget dedicati alla Regina che si possa immaginare. Tutti, ma proprio tutti, al limite del kitsch, qualcuno anche oltre.
Se è vero che gli oggetti contribuiscono alla costruzione di una sorta di mitologia, Elisabetta II è proiettata di diritto nel più fulgido empireo, tante e tali sono le metonimie elisabettiane, quelle “parti per il tutto” che non possono mancare nella valigia all’imbarco da Heathrow e che uno zelante doganiere dovrebbe ritirare multando il coraggioso compratore per oltraggio alla Corona.
È risaputo l’amore della Regina per cani e cavalli, ed eccola raffigurata con i suoi amati Corgi, entrambi a energia solare, dondolare il collo semovente sulle scrivanie di mezzo mondo (compresa la mia, lo confesso…): troppo facile amare quelle eleganterrime rappresentazioni di Lei salutante, vestita con i consueti colori di tutta la scala Pantone, la vera Solar Queen deve essere di pessima foggia e di enorme bruttezza.
Una autentica donna inglese non può prescindere da Yorkshire Pudding e Pork Pie. Eccola quindi raffigurata su attrezzi da cucina che di nobile hanno davvero poco: sale e pepe, mestoli di legno, cavatappi ed apribottiglie, ridenti sottobicchieri plastificati e deliziosi servizi da tè che ornano credenze di nostalgiche signore in trinolina (e la mia), stampini per biscotti coronati e sottopentola di ceramica.
E poi saponette, preziosi e irrinunciabili portachiavi che si illuminano se schiacci la pancia della sovrana, maschere di Carnevale con la famosa immagine sorridente (più adatte in verità a una rapina in banca, visto il timore che incutono), biscotti dal vago retrogusto di zenzero (non sono male, se superi la prima sensazione di “lesa maestà”) e copritazza dalla volgare collocazione, cuscini e lenzuola per notti davvero reali. E ancora biancheria intima (orrore!), bottiglie di liquore (sono certa che Ella gradisca l’omaggio, e ancor di più gradiva la mai troppo compianta Regina Madre), sostegni per palline da golf (come colpirle? Come?) e portacellulare, mouse pad e acchiappamosche, adesivo da finestrino per oscurare sole e buongusto, il tutto in un tripudio di corone, in un turbinio di colori, in uno sfavillio di cattivo gusto.
Vi confesso che ho temuto di trovarla impressa all’interno di uno degli scones dell’Afternoon Royal Tea quale novella, gustosissima e un po’ iconoclasta Sindone. Per fortuna non è successo.
Copertina: portachiavi luminoso dedicato a Elisabetta II