di Rossella Romito
Chissà se negli anni Venti, mentre progettava un modello di legno simile al futuro corrispettivo in vetro, Fortunato Depero pensava che, dopo ottant’anni, avremmo continuato a parlare della sua bottiglia disegnata per il Campari Soda. È ovvio che non lo sapremo mai, ma non possiamo negare che alcuni oggetti siano entrati a far parte della nostra memoria collettiva e lì resteranno per sempre.
Dopo il Bitter Campari e il Cordial Campari, rispettivamente aperitivo rosso rubino e liquore con lamponi macerati nel cognac, l’azienda del milanese Davide Campari lanciò sul mercato nel 1932 il Campari Soda per l’appunto, ovvero Bitter con l’aggiunta di soda. La bevanda non veniva più servita con il sifone, ma già miscelata in giuste dosi in comode bottigliette di vetro a forma di calice rovesciato.
Il flacone fu ordinato alla vetreria Bordoni all’inizio degli anni Trenta e doveva essere in vetro smerigliato con alla base due righe in rilievo con la scritta “PREPARAZIONE SPECIALE, DAVIDE CAMPARI & C. MILANO”, mentre nel campo centrale doveva comparire il nome “CAMPARI SODA”. Tutte queste particolarità, unite alla speciale tonalità di rosso e all’assenza dell’etichetta, tipica invece degli alcolici presenti sul mercato, fecero del Campari Soda un prodotto che ruppe le convenzioni e, per la sua forma e per la psicologia pubblicitaria, aprì nuove strategie di vendita. Interessante sottolineare che la registrazione del nome “Campari Soda” nel 1932 servì a proteggere il nome del prodotto composto dalle parole “Campari” e Soda”, ma non si poté depositare il marchio tridimensionale (forma delle bottiglie, carattere in rilievo del nome) perché allora mancava una definizione giuridica.
Il successo della nuova bevanda si dovette anche al fatto che la Campari ampliò il raggio d’azione del prodotto installando in luoghi pubblici distributori automatici che, inserendo una moneta, rilasciavano le bottigliette. Il distributore fu completato da una figura ideata e realizzata sempre da Depero che risente del motivo del cono rovesciato, lo stesso della bottiglietta. Su questa figura l’artista trentino aveva lavorato a lungo, elaborando diversi bozzetti sin dai primi anni del sodalizio con la Campari, iniziato nel 1924. Si può ritenere quindi che l’azienda avesse allo studio il Campari Soda già alla fine degli anni Venti e che Depero fosse stato incaricato di fornire i primi progetti per una presentazione pubblicitaria, progetti che poi furono utilizzati all’inizio degli anni Trenta.
Davide Campari ebbe il merito di essere tra i primi industriali italiani ad accorgersi di come la pubblicità potesse influenzare in modo determinante la facoltà percettiva visiva del consumatore. Il sodalizio con Depero non si legò solo al design del prodotto, anzi. L’artista di Rovereto produsse un’enorme mole di schizzi, chine, collage di carte colorate, progetti per plastici pubblicitari, di cui solo una minima parte fu poi realizzata. Nel 1931, a dimostrazione del suo impegno anche in ambito editoriale, pubblicò il Numero Unico Futurista Campari, una raccolta di creazioni grafiche e poetiche di carattere pubblicitario, unite al lancio del Manifesto dell’Arte Pubblicitaria Futurista.
Copertina: Fortunato Depero, Bottiglia del Campari Soda