di Giovanni Ballarini
5 – Il critico-storico assume delle gran varietà di volti, a seconda della suo specializzazione. Ad esempio il medievalista, di ogni piatto o menù non fa che ricordare che nei medioevo ecc. ecc, dilungandosi in preziose ed ai più ignote abitudini alimentari di un passato irrimediabilmente perduto, scendendo in molti dettagli oggi assolutamente superati e inutili, con poca o nessuna attenzione al piatto stesso, dando l’impressione (ma non solo questo) di voler parlare ad altri specialisti, con i quali non di rado è in disaccordo, anche astioso, fornendo puntigliose precisazioni, scarsamente comprensibili ai più.
6 – il critico-antropologa è una “specie” quanto mai cangiante e sotto aspetti anche pericoloso per le conseguenze alle quali arriva, o sembra poter arrivare. Spesso é difficile comprendere dove intende condurre il suo discorso, che non riguarda tonto il cibo, quanto i costumi alimentari, che non sono mai ben precisati, come invece tendono ai critici-scienziati ed in una certa misuro i critici-sociologi. Amo molto richiamarsi o costumi alimentari, se non a ricette, o antichissime anche preistoriche, oppure di popoli di continenti lontani e ai più sconosciuti, in questo avvicinandosi anche al critico-globetrotter. Quando compare in pubblico, ama vestire casual.
7 – il critico globetrotter è quello sempre alla ricerca di cibi, ricette, trattorie e via dicendo preferibilmente localizzate nei luoghi più strani, remoti, sperduti e (se poi esistono…) ignoti ai più. Sono coloro che in perenne ricerca dell’arca gastronomica perduta, e da loro ritrovata, indicano a milioni di persone una trattoria dí dieci coperti che in una certa settimana dell’anno prepara un piatto con poche decine di chilogrammi di una (la loro ritenuta eccezionale) leguminosa locale. Ne vale un viaggio, dicono. Il viaggio, soprattutto se lungo e periglioso, più che la cucina e lo gastronomia, è il loro interesse, e tendono a dimostrarlo, quando sono alla ribalta televisiva, con un addobbo di vestiti da viaggiatori di lungo corso.
8 – critico-artista giudica in base all’estetica, la “sua” estetica. La bellezza, l’armonia, lo grazio di un piatto, di un locale e talvolta anche del cuoco o del proprietario, soprattutto se cuoca o proprietaria, sono il punto focale dei loro interventi. li resto sembra contare poco o niente. Il loro linguaggio è al tempo stesso fiorito ed astruso, ricco di riferimenti ignoti alla maggioranza, prevalentemente di tipo artistico (“una cucino dai colori nettamente caravaggeschi… Sempre senza cravatta, con maglioni di colori sgargianti o di nobili e costosi marchi, più che fare critiche tendono a voler insegnare cose arcane a platee di sprovveduti che ignorano gli arcani misteri dell’arte gastronomica, ignota anche agli stessi artisti che la praticano (inconsciamente, fanno intendere questi critici).
Continua…
Copertina di Cecilia Mistrali