Il segnalibro è uno dei tanti oggetti dati per scontati nella vita quotidiana. Anche se un semplice biglietto dell’autobus o una matita possono assolvere il compito di ricordarci a che pagina del libro siamo arrivati, chi ama i libri in genere ama collezionare segnalibri di vari materiali, forme e dimensioni. Il collezionismo di segnalibri è molto diffuso in Francia, Spagna e Germania, mentre in Italia il fenomeno è limitato ai pezzi antichi.
Pare che questo particolare “promemoria” sia nato nel 1584, quando un certo Christopher Baker ne presentò uno alla Regina Elisabetta I; si trattava probabilmente una sottile striscia di seta. In realtà questo tipo di oggetto è nato molto prima, perlomeno a giudicare da alcune opere pittoriche: tanto per fare un esempio, nel Polittico di San Giorgio di Carlo Crivelli, anno 1470 (National Gallery di Londra) i Santi Pietro e Paolo sono ritratti con due testi sacri in mano, da uno dei quali spunta un segnalibro. Ovunque ci fosse un tomo c’era sicuramente la necessità di contrassegnare pagine o capitoli particolari, utilizzando qualsiasi cosa: scampoli di pergamena inutilizzata, striscioline di stoffa o di pelle… chissà, forse esistevano segnalibri anche per i rotoli.
Naturalmente l’evoluzione del segnalibro va di pari passo con la diffusione del libro, intorno al 1800. Lo storico A.W. Coys (Collecting Bookmarkers) divide la storia del segnalibro in quattro periodi, riferiti alla storia anglosassone:
Ribbon (nastro), dal 1850 al 1880
Victorian Advertising (pubblicità Vittoriana), dal 1880 al 1901
Pre World War I (antecedente la Prima guerra mondiale), dal 1901 al 1914
Publicity and Greeting (pubblicitari e di auguri), dal 1914 a oggi
Restando in Italia, l’influenza del liberty è stata decisiva: preponderante la presenza di immagini femminili e del cartoncino come materiale. Nel Ventennio il segnalibro è utilizzato anche come mezzo di propaganda politica. E chi ha vissuto gli anni Sessanta forse ricorderà i segnalibri Fila, ricercato premio all’interno delle confezioni di matite, ancor oggi preziosi negli scambi fra collezionisti.
Il segnalibro moderno serve di supporto alla pubblicità, fa da promemoria nei prestiti bibliotecari, ospita calendari, immagini, aforismi, poesie o addirittura brevi racconti, presentandosi sotto le forme, colori, dimensioni, materiali più diversi. Vari aneddoti e curiosità sono legati al mondo del segnalibro: pare che i Post-it siano nati da un’idea di Art Fly, ingegnere della 3M, stanco di perdere i segnalibri del suo messale; si dice che Einstein usasse banconote di grosso taglio come segnalibri, mentre la stravagante abitudine di utilizzare sardelle di salame è attribuita al dotto bibliotecario Antonio Magliabechi.
Nell’arte, il quadro da alcuni considerato più rappresentativo sul segnalibro è Il bibliotecario, di Giuseppe Arcimboldo (1566).
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