Dopo “88 cani di carta”, mostra dedicata ai cani, il Wow – Museo del Fumetto di Milano ospita fino al 4 marzo “Gattoni animati – 44 gatti a cartoni animati in mostra”: lo spunto viene, ovviamente, dalla celebre canzone dello Zecchino d’Oro. Curata da Riccardo Mazzoni, la mostra ha scelto undici personaggi “top” e altri meno famosi ma pur sempre… gattosi.
All’inizio fu Krazy Kat, innamorata del crudele topo Ignazio; di poco successivo è Felix, che per un certo periodo ha goduto di una fama pari a quella di Charlie Chaplin. A soppiantarlo arriva Topolino, in lotta con il cattivo Gambadilegno, presentato in alcune tavole dove i due ricordano il loro primo incontro. Seguono Tom e Jerry, i due nemici per antonomasia, Silvestro, Ginxie, i gatti disneyani: lo Stregatto, i siamesi di Lilly e il Vagabondo, gli Aristogatti. Non potevano mancare Garfield e il Gatto con gli Stivali. Etologicamente corrette le storie di Top Cat, una colonia felina con tanto di gerarchie.
Insieme ai famosissimi ci sono le chicche: lo strano amore della puzzola per la gatta “verniciata”, il micino di Grazia Nidasio disegnato dentro una sorta di pellicola cinematografica e pubblicato sul Corriere dei Piccoli, Pippo e Menelao (Pif et Hercule) pubblicati sul Pionere, supplemento dell’Unità. Per i raffinati, le illustrazioni di Dorè e una tavola delle edizioni Pellerin. Fra gli italiani, il micino triste di Bruno Bozzetto in “Allegro ma non troppo” e un Telegattone originale.
Oltre al personaggio invisibile, “lo stupido gatto dei vicini” di Snoopy, ci sono quelli controcorrente come Fritz il gatto e la coppia Grattachecca & Fichetto; ricca l’area giapponese, con Doraemon, Giuliano, la micia di Spank, Hello Kitty, Torachichi, Totoro, Pikachu. Non poteva mancare la star felina più recente, Simon’s Cat. Interessante infine la tavola con i gatti realizzati dall’illustratore Sandro Dossi: collaborando con quasi tutte le case editrici ha disegnato praticamente tutti i gatti del mondo dei cartoon.
Venerdì 17 alla mostra principale si è aggiunta la minirassegna “Volevo un gatto nero”: spesso filosofi, come l’alieno Ottag, Esterina o il Cagliostro di Dylan Dog. Interessanti la copertina originale di un albo di Topolino con il gatto Nip, che comparirà una sola volta per essere sostituito da Gambadilegno, e la prima tavola in cui sia mai stato usato un fumetto per il “parlato”: una storia di Yellow Kid imperniata sullo sberleffo di un gatto nero.