Il lavoro di Weegee era il crimine: non parliamo di un killer ma di un fotoreporter freelance americano attivo nella metà degli anni ’30.
Arthur Fellig (1899-1968), in arte Weegee, divenne famoso nel “periodo d’oro” della Murder Inc., la gang ebrea che forniva sicari a pagamento al Syndacate, l’associazione newyorkese di boss della malavita (per la maggior parte italiani). Un’ondata di provvedimenti governativi e legali interessò la città tra il 1935 e il 1941, causando un’escalation negli omicidi di gangster di poco conto e potenziali informatori. Oltre a lavorare con la polizia, Weegee aveva stretto amicizia con criminali di alto livello e si definiva “fotografo personale della Murder Inc.” sostenendo di essersi occupato di 5.000 omicidi; mostrava con orgoglio la matrice dell’assegno ricevuto dalla rivista LIFE con il compenso di 35 dollari per due omicidi.
L’approccio di Weegee era assai diverso da quello della maggior parte dei quotidiani e dalle riviste illustrate dell’epoca; oltre a fotografare, scrisse molto (famosa l’autobiografia Naked City, 1946) ed espose alla Photo League, importante associazione fotografica che promuoveva fotografie politicamente impegnate: la visibilità contribuì ad alimentare il suo mito e il suo stile intenso portò all’acquisizione dei suoi lavori da parte del Museum of Modern Art e la sua inclusione in due mostre collettive nel museo stesso nel 1943 e nel 1945. Il suo nome divenne leggenda a tal punto che il regista Stanley Kubrick lo indicò come fonte d’ispirazione dei suoi primi film e nel 1958 lo volle come consulente per le riprese de Il dottor Stranamore.
WEEGEE. Murder Is My Business. è il titolo (ripreso da una delle mostre alla Photo League) dell’importante esposizione ospitata da Palazzo Magnani di Reggio Emilia fino al 14 luglio 2013, con rari esemplari delle immagini più famose e rappresentative del fotoreporter – più di 100 fotografie originali – con i suoi primi lavori mostrati nel contesto della presentazione originaria, oltre ai suoi libri, ai suoi film, e a interessanti cimeli a lui appartenuti: il cappello, la macchina fotografica, il pass stampa e il famoso assegno di LIFE.
Auto-ritratto nella sua stanza, tappezzata di fotografie sempre rinnovate, o nell’ufficio mobile organizzato nel baule della sua auto, mentre parla con un’ipotetica informatrice o a fianco dei poliziotti sul luogo del delitto, o ancora come modello per le procedure d’arresto, Weegee con l’immancabile sigaro passa da omicidi della malavita, tragici incidenti e incendi di caseggiati popolari alla spiaggia di Coney Island gremita nel weekend o ai ragazzini che giocano con gli idranti, morte e vita insieme con tutta la gamma delle emozioni umane, compresi i curiosi che sorridono davanti a un cadavere, consapevoli di essere nel mirino della macchina fotografica.
Per informazioni più dettagliate: www.mostraweegee.it