Littera antiqua – Scrittura che gli umanisti fiorentini Coluccio Salutati, Poggio Bracciolini e Niccolò Niccoli imitarono dai codici in minuscola carolina dei secoli IX-XII, considerandoli erroneamente vergati con antica scrittura romana dell’età classica. Questo tipo di scrittura si diffuse ampiamente nel XV secolo, prendendo il nome di umanistica ed evolvendosi in due tipi: la minuscola libraria e la corsiva.
Logotipo – Carattere tipografico comprendente due lettere, come il dittongo latino “ae” maiuscolo o minuscolo o come la doppia “s” minuscola del tedesco somigliante a una “beta”.
Lucidario – Titolo di opere didattiche medievali volte a “chiarire una materia, illuminando il lettore”. Conobbero anche edizioni a stampa fino a tutto il Cinquecento.
Maniera allo zucchero – Tecnica d’incisione in cui l’artista dipinge direttamente su una lastra (dapprima pulita e sgrassata) mediante un pennello intinto in una soluzione di zucchero e inchiostro di china. Una volta seccato l’inchiostro la lastra viene ricoperta con un sottile strato di vernice al bitume e quindi immersa nell’acqua; per effetto dell’umidità lo zucchero si gonfia, staccando dalla lastra la vernice nei punti in cui l’artista ha tracciato la composizione e che saranno incisi dall’acido.
Mani, stretta di – Motivo ornamentale derivato dai sarcofagi nuziali romani, simbolo di fedeltà. Compare isolato o in serie al centro dei piatti su legature italiane e francesi del XVI secolo.
Marca tipografica – Il segno con cui i tipografi, e più tardi gli editori o i librai, contrassegnano i libri stampati da loro o su commissione. La prima marca tipografica (due scudi araldici appesi a un ramo) appare in quasi tutti gli esemplari del salterio di Fust e Schöffer, stampato a Magonza nel 1457, che fu inoltre il primo libro a contenere il colophon con data, luogo di stampa e nome del tipografo. Da qui la marca araldica si diffuse in tutta Europa con progressivi arricchimenti, mentre in Italia presero piede altre forme.
Marginalia – Scritti o decorazioni poste sui margini di un manoscritto, con particolare riferimento a commenti, annotazioni e glosse.
Membra disiecta – Parti staccate di un manoscritto; che hanno perso la loro originaria unità.
Menabò – Indica la prova impaginata di uno stampato; deriva dalla voce dialettale milanese “mena buoi”, ed è diventata parte del linguaggio editoriale forse nel significato di “guida”.
Ne varietur – Formula latina traducibile con “non sia fatta alcuna modifica”, usata per indicare il testo definitivo di un’edizione che non deve essere modificato in nessuna parte. Nel linguaggio tipografico comporre “ne varietur” significa riprodurre un testo in modo letteralmente conforme all’originale.