Nelle belle giornate è piacevole arrivarci con una passeggiata lungo il Canale Navile, utilizzato per il trasporto di merci fino al secondo dopoguerra. È la Fornace Galotti “Battiferro”, costruita nel 1887 e dal 1997 suggestiva sede del Museo del Patrimonio Industriale di Bologna, che documenta, visualizza e divulga la storia economico-produttiva della città e del suo territorio dal XIV secolo all’età Contemporanea.
Dismessa nel 1966, la fornace è stata ristrutturata con occhio attento dall’Amministrazione Comunale che ha conservato il forno Hoffmann e recuperato gli ambienti dei piani sovrastanti, destinati all’essiccazione dei materiali crudi. In questo edificio lavoravano circa duecento addetti, impegnati nella produzione di laterizi da costruzione e terre cotte ornamentali. L’estensione totale degli spazi espositivi è di circa 3000 metri quadrati su tre piani, con materiale informativo in italiano e inglese. Un edificio attiguo ospita una sala mostre temporanee, gli uffici, la biblioteca.
L’idea del Museo nasce da una mostra, intitolata Macchine Scuola Industria. Dal mestiere alla professionalità operaia, allestita nell’ex Sala Borsa nel 1980, che recuperava ed esponeva le collezioni storiche dell’Istituzione Aldini-Valeriani: utilizzando gli oggetti come chiavi per interpretare il contesto che li aveva concepiti e realizzati, l’evento ha attirato l’attenzione sui contenuti della realtà industriale.
Il tuffo nel passato inizia già dall’esterno e a ogni passo si scopre qualcosa di nuovo e inconsueto o magari mai immaginato – specialmente per chi conosca poco la storia di Bologna o arrivi da fuori città; sono più di 1000 i pezzi presenti, di varia natura e provenienza: macchine, plastici, modelli, apparecchi e strumentazione scientifica, postazioni interattive. I pezzi sono stati donati al museo dalle imprese locali per essere valorizzati nei percorsi espositivi, inizialmente concentrati sulla storia dell’eccellenza e dell’innovazione del distretto meccanico ed elettromeccanico bolognese, in seguito ampliati fino a comprendere anche settori come il biomedicale e la motoristica. Gli oggetti sono stati schedati e si possono consultare in una banca dati nel sito dell’IBC Emilia-Romagna.
Particolarmente suggestiva è l’esposizione permanente “Prodotto a Bologna”, e in particolare la prima sezione, “Bologna dell’acqua e della seta”, dedicata all’industria bolognese della seta che nei secoli XIV-XVIII era in grado di esportare ogni anno tonnellate di filati e veli, stupisce rivelando una città ormai scomparsa. L’attività è spiegata attraverso fotografie, scenografie, exhibit, plastici, audiovisivi, modelli funzionanti, come quello che riproduce un mulino da seta alla bolognese in scala 1:2.
Il semplice racconto e qualche immagine non riescono a rendere la complessità e il coinvolgimento di cui è capace questo museo: l’ideale è visitarlo.
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