Modica (provincia di Ragusa), dicembre 2011
Modica, come Torino e Lione prima di lei, ha saputo dare vita a un evento di marketing territoriale unico. È riuscita a unire l’estetica quotidiana dei suoi vicoli e monumenti con la tecnologia, il paese ha saputo osare: ha spento le luci del centro storico per tre ore. Questo gesto ha molti significati degni di nota. In primo luogo il risparmio energetico (se l’iniziativa sarà ripetuta durante l’anno se ne avranno anche benefici economici); in secondo luogo permette di vedere e apprezzare la luce (o la voce) della luna; infine ci fa cercare quel silenzio interiore che riporta il Natale alla sua vera essenza come festa dell’amore reciproco e dell’avvicinarsi al mistero della Nascita.
Il progetto si è svolto in due tempi: il primo è stato dedicato al coinvolgimento delle scuole e alla preparazione dei disegni da parte dei bambini; il secondo alla realizzazione, coinvolgendo volontari e professionisti, delle luminarie da appendere per le strade. Inoltre sono stati realizzati dei pannelli luminosi ad hoc per dare risalto e segnalare la Via della Luce che si snodava nel paese.
Uno studio e un’attenzione particolare sono stati dedicati alla facciata della Cattedrale Barocca, sulla cui scalinata hanno cantato mille bambini di un nuovo super-coro, la luce drammatica e fortemente emozionale che illuminava facciata e statue ha un andamento triangolare, con il vertice verso l’alto, verso la luna: la percezione è stata quella di un vero dialogo fra la terra e il suo satellite; la potenza del canto, la magia della luce, la benedizione della Luna: un saluto all’anno appena trascorso, un rito propiziatorio fra sacro e profano per quello a venire.
Le luci che sono state sotto gli occhi di tutti, anzi sopra le teste, hanno formato un lungo racconto narrato con il linguaggio più semplice, prezioso e sincero: quello dei bambini.
Un importante insegnamento che possiamo trarre da questa esperienza è la riscoperta del senso del Natale, del senso di comunità e di comunione. E’ stato un Natale modicano al 100%, che si è ripreso le proprie tradizioni, non ha noleggiato simboli altrui o usurati dalla consuetudine o dalla pubblicità, un paese che ha cercato e voluto un rinascimento culturale e spirituale del proprio territorio e della propria identità. Le nuove luci del Natale modicano sono uniche, nate dall’amor proprio, il paese non si è accontentato delle solite luminarie ripetitive, identiche in ogni paese d’Italia.
La luce sa creare emozione, suggestioni e racconti poetici, ma è altrettanto capace di creare una buona economia, legata al territorio in cui cresce e si sviluppa. La città per la prima volta ha rivissuto un’atmosfera di cinquant’anni fa, dove l’ombra e la penombra, con la loro connaturata magia, hanno prevalso, offrendo la possibilità di leggere con occhi diversi la città e di ritornare a rivedere le stelle. L’evento sarà ripetuto ogni anno, e sempre sarà la riscoperta di una certezza: la felicità s’inventa ogni volta.
Come Filippo Cannata – light designer che ha curato il progetto – conferma, da sempre sostengo che l’esperienza dell’intrattenersi con la luce insegna anche l’arte del dialogo con le persone. Relazionarsi per me è sinonimo di entrare nella dimensione dell’altro e viceversa: bisogna rispettarlo e saperlo ascoltare, prima di addentrarsi in quel luogo sacro che è la sua emozione. E la mia libertà d’azione si ferma dove inizia la sua libertà. La mia volontà è quella di fornire un nuovo punto di vista prospettico rispetto alla vita quotidiana, vederla più in profondità. Da lontano si vede meglio (e più ampiamente) il proprio futuro.
In questa esperienza siciliana credo di aver raggiunto un vertice emozionale unico; con pochi strumenti sono riuscito a far riscoprire a una comunità il proprio essere tale.