Nato nel 2008, Pinterest negli ultimi mesi è esploso diventando uno dei social network più apprezzati. La parola “pin” significa puntina da disegno: ritagliamo una foto, un articolo, un video interessante e lo “spilliamo” sulle nostre board – bacheche/cartelle virtuali da creare secondo gli argomenti preferiti – aggiungendo un commento. Il principio è lo stesso di Twitter: ci sono i followers e i following, senza obbligo di reciprocità.
L’innovazione principale di Pinterest è la curatela: l’asse dell’interazione sociale si ridefinisce discostandosi dalla semplice segnalazione di siti e prodotti, espressione dei gusti e preferenze personali e del nostro posizionamento sociale, grazie all’utente/curatore che qui seleziona e definisce un percorso tematico, sceglie materiali e gli dà un senso, come in una mostra. Internet diventa così un grande magazine da cui attingere per collezionare e confrontarsi, mentre per le aziende sta diventando una buona vetrina, in particolare per quelle che puntano sull’immagine.
Qualcuno però mette in guardia sui pericoli del nuovo social: troppo coinvolgente (con relativa perdita di tempo alla ricerca di immagini), spinge al confronto con gli altri, è lontano dalla realtà, troppo attento ai beni materiali. Nel frattempo però sulla stessa scia è nato Scoop.it: anche qui i contenuti sono in chiave social, si selezionano post presi dal web su un determinato argomento con aggiunta di note proprie e si assembla una sorta di magazine tutto personale. E sembra ci sia già un avversario, Fancy: nato nel 2011 ha già 16mila utenti, e molti punti a favore: è completo di app per Amazon, App store, iPhone, iPad e Android; non occorre essere invitati come accade per Pinterest; ha estensioni per Firefox, Chrome, Chromium, ecc; si posta senza boards, che si possono creare in un momento successivo; presenta le offerte delle aziende presenti, sulle quali sta scommettendo, tanto che si possono fare acquisti direttamente.
Chi vincerà la guerra dei social? Ai post-eri l’ardua sentenza.