Si trova nel cuore della Romagna, a due passi da Terra del Sole, antico centro strategico per i suoi stretti rapporti con la Toscana, fino a quando, nel 1830, in occasione di un processo per contrabbando di acqua salata, un perito fiorentino esaminò l’acqua di Castrocaro, scoprendone le preziose proprietà termali che da lunghi secoli erano cadute nell’oblio. Terra del Sole perse progressivamente la sua importanza a favore di Castrocaro, appunto, che cominciò a sfruttare la risorsa naturale favorendo la costruzione, nel 1887, delle nuove Terme Conti, così chiamate dal giovane proprietario Aristide. Questi sistemò anche il parco, dando lustro alla località, tanto che a inizio Novecento era celebre in tutta Italia anche grazie a una “miracolosa” guarigione della marchesa Martelli, nobile fiorentina, che nel 1841 si curò con le acque termali. Seguì, nel 1927, una profonda crisi dello stabilimento, a cui pose rimedio Benito Mussolini in persona che, solito alloggiare presso l’albergo – dove ancora oggi è conservata la suite a lui riservata – avviò un ambizioso piano di ristrutturazione del complesso sanitario: nacquero così i tre grandi edifici in stile Decò – oltre al meraviglioso giardino – che ancora oggi mantengono intatta l’atmosfera dell’architettura razionalista, l’eleganza formale e la coerenza estetica dell’epoca.
Se lo stabilimento più noto è il Padiglione delle Feste, progettato dall’architetto Diego Corsani, l’edificio del Grand Hotel – che ancora oggi accoglie gli ospiti in ambienti lussuosi e raffinatissimi, offrendo al contempo percorsi termali e di wellness – non è da meno. Costruito tra 1939 e 1943, vede l’intervento progettuale e decorativo di Tito Chini, già artefice delle ceramiche a lustri metallici prodotte nelle manifatture toscane di Borgo San Lorenzo. L’artista toscano – era nato nel 1898 proprio a Borgo San Lorenzo (Firenze) – si occupò dell’apparato pittorico e in ceramica dell’intero complesso, dando vita a serie che riprendono i temi legati alle acque, traendo i suoi modelli dall’antico e dalla cultura classica. Per il Grand Hotel realizzò le formelle che decorano il banco-bar con tonalità azzurre e gialle, mentre l’imponente scalone ora ospita i dieci grandi pannelli con il ciclo dei mesi provenienti dal Padiglione delle Feste, dove ornavano i rispettivi dieci palchi: all’iconografia di ispirazione medievale che associa lo zodiaco ai lavori nei campi, si innestano suggestioni giapponesi evidenti nell’uso delle lacche dorate.
Ma quel che più colpisce, al di là del pregio artistico delle singole opere, è l’atmosfera che si respira nei lunghi corridoi, nella sontuosa sala da pranzo, nelle linee curve e sinuose che costituiscono l’ossatura architettonica del Grand Hotel: memore delle fondamentali esperienze di Marcello Piacentini e dei maggiori architetti razionalisti degli anni Trenta del XX secolo, l’edificio di Castrocaro non è solo un luogo di relax, ma una sorta di museo dove si espongono raffinatissimi arredi d’epoca, decorazioni, parati e pavimenti che costituiscono un insieme coerente e di grandissimo fascino. I lunghi corridoi con soffitto decorato a lucernari si aprono in salette deliziose con poltroncine dal design pulito ed essenziale, con tavoli eleganti e mobili egregiamente conservati dove l’ospite si sente trasportato in un’epoca che, nonostante i ben noti travagli, aveva raggiunto alte vette nella resa estetica degli ambienti.
E se la Spa, con i trattamenti che propone, coccola il corpo, scoprire i dettagli del Grand Hotel appaga la vista e l’interesse di chi ama circondarsi di design e buon gusto.
Copertina: Grand Hotel di Castrocaro, veduta degli interni