Un sogno di architettura liberty, racchiuso in un edificio che emoziona e coccola corpo e spirito. Le Terme Berzieri di Salsomaggiore, dal nome del medico Lorenzo Berzieri, progettate dall’artista Galileo Chini, sono tutt’oggi un richiamo per decine di migliaia di turisti, fra cui molti americani e inglesi affascinati dal mito della Belle Époque, della quale gli stabilimenti sono un lascito tangibile. Oriente chiama Occidente, in questo caso, essendo l’edificio una emanazione suggestiva della magia che si respirava nel lontanissimo ed esotico regno del Siam.
È rientrato da Bangkok, il nostro Chini, quando inizia il progetto di un tempio laico votato all’acqua e alle sue multiformi seduzioni. Di che cosa si serve? Di marmi colorati, di maioliche, di un velario di vetri colorati sovrastante a trasmettere un’idea di regalità unica, da ammirare e da vivere al contempo. Entriamo e immaginiamo per un momento di essere una Perla di Labuan, principessa d’Oriente di inarrivabile bellezza. Per lei, solo il meglio: da cui, le terme considerate le più belle del mondo.
Io l’ho fatto, questo volo della fantasia, da piccola quando i miei mi portavano a Salso e insieme attraversavamo il salone di ingresso, che immetteva nel fulgido splendore ricreato dalle scene dell’autunno e della primavera, disegnate da Chini.
Eccoci, dunque. Due file di paggetti si aprono davanti a noi come voli di rondine per favorire la nostra entrata. Mamma e papà sono i sultani serviti e riveriti, io l’erede, vestita d’oro, cristalli, abbondanza di fiori, aperti o chiusi nel loro bocciolo. Gli stessi che noi e una folla adorante, che preme all’ingresso, vediamo riprodotti in forme e colori sontuosi alle pareti, inondate di luce proveniente dal soffitto. L’effetto è straniante, in senso positivo: il tempo è una giostra e noi siamo saliti sulla carrozza dei nostri avi, riccamente ornata, simbolo di piaceri antichi di cui la nostra memoria serba ricordo.
Centro della mondanità e jet-set internazionali di inizio secolo, Salso con le sue Terme, ma anche con il Grand Hotel, ha di che sedurre maharaja e sovrani. Palazzo dei Congressi, questo il nome attuale, venne inaugurato nel 1901 come albergo di lusso, con un mix di decorazioni moresche e giapponesi pensate per trasmettere immediatamente un’idea di lusso lontana, difficilmente accessibile, e per questo più preziosa. Sfarzo, e la sua evocazione, qui abbondano. Per teste coronate e celebrità di un tempo, come la Regina Margherita, Gabriele D’Annunzio, Franca Florio e la zarina di Russia, è stata ricavata la deliziosa Taverna rossa. In questo spazio, arredato e concepito da Chini, ormai nome di riferimento dell’epoca, con uno stile che mescola marocchino a gusto cinese, gli illustri ospiti possono apprezzare concerti e balli in maschera. Nulla è lasciato al caso, in questa rinomata località di villeggiatura. Men che meno la stazione – il non luogo di accesso per definizione – vestito da villino. Forme composte in travertino, vetro e metallo, essa fu costruita nel 1937 sul modello della Centrale di Milano. Nostalgia, echi di luoghi lontani, il sogno di una vita che non esiste più e per questo assurta a icona. Siamo o non siamo dentro una favola? Una favola che si perpetua fino ai giorni nostri, su chi ha gli occhi per capirla e la testa per vederla.
Copertina: Galileo Chini, Decorazione per le Terme Berzieri, Salsomaggiore (Parma)