“Carta e penna” è un binomio che, nella sua forma più introspettiva, suggerisce l’idea di grande intimità. Momenti nei quali ci si trova al cospetto di sé stessi immersi nella scrittura o nel disegno. Alcuni sostengono che il disegnare sia per pochi eletti, ma non è vero. Disegnare è come scrivere. Serve pratica. Una volta imparate le basi, tutto il resto è esercizio. Migliorare la grafia, imparare la grammatica e la sintassi, scoprire la suggestione della poesia, ad esempio, sono aspetti che investono entrambe le discipline.
Emilio Uberti ha imparato da bambino. Durante gli studi alla Scuola d’Arte del Castello di Milano viene introdotto al fumetto da Augusto Pedrazza e, non ancora diciottenne, inizia la sua carriera sul n. 22 de La vispa Teresa del 2 giugno 1951 con pubblicazione della sua prima illustrazione. Negli anni Cinquanta e Sessanta collabora con la Dardo, con Pini Segna, con Bonelli. Copertinista e illustratore talentuoso, realizzato numerose copertine di Capitan Miki e del Grande Blek. Firma numerosi Albi dell’Intrepido e alcuni episodi degli agenti segreti Il Boia e Jaguar. Fino a quando, scoperta la cinepresa, abbandona l’attività di illustratore per dedicarsi alla regia cinematografica.
Con Leonello Martini realizza La testa nella sabbia, film che ottiene diversi premi e svariati riconoscimenti. Lavora per Gamma Film e Bozzetto Film negli anni di Carosello. Regista di tanti spot pubblicitari e dei videoclip dei maggiori artisti italiani, firmato la regia di alcune trasmissioni televisive. A partire dagli anni Novanta realizza tanti servizi per Nonsolomoda di Fabrizio Pasquiero… e inizia a viaggiare. Visita paesi come Thailandia, Costa Rica, Egitto, Brasile, Giordania, Messico, Grecia, Turchia, Irlanda e Stati Uniti.
Emilio, di ritorno dai suoi viaggi, ha ricominciato a disegnare. Un bagaglio di ricordi tradotto in immagini sapientemente impaginate. Centoquaranta illustrazioni realizzate a matita con un tratto antiaccademico fortemente suggestivo. Una serie di tavole che fermano il tempo su volti e architetture fissando storie di uomini e luoghi remoti sparsi in giro per il mondo, immagini ferme e silenti regolate da un chiaroscuro elegante e intenso.
Qualche giorno fa, davanti a un cappuccino bollente, parlavo con Emilio delle inquadrature delle sue opere osservando “l’influenza dell’obiettivo della telecamera”. Mi rispose sorridendo “non è proprio così: la scelta dell’inquadratura e la sensibilità del punto di vista viene dal disegno. Saper disegnare mi ha aiutato molto nella scelta delle luci, delle inquadrature e della fotografia di tutti i miei filmati”.
Le opere di questo articolo sono realizzate a matita su carta. La serie completa è di 140 immagini formato 39,5×30 e sono state esposte a Reggio Emilia, in Liguria, al museo del fumetto di Milano.