Castrum Sepulcri, Sepulcri Burgum, poi Sepolcarum, Serporca (Castello dei Quattro Bastioni), Seborga: un piccolo comune dell’entroterra ligure, tra Ospedaletti e Bordighera, ha una storia singolare.
Luogo in cui i Catari anticamente seppellivano i loro sacerdoti, Seborga diventò feudo dei Conti di Ventimiglia, che nel 954 cedettero ai monaci Benedettini di Lerins (Francia) il Castello e la chiesa di San Michele in Ventimiglia. Nel 1079 Seborga, insieme ai territori annessi, fu consacrata “Principato del Sacro Romano Impero” e dal 1118, dopo che San Bernardo di Clairvaux vi istituì i primi nove cavalieri del Tempio, il Principato diventò l’unico Stato Sovrano Cistercense. Dal 1666 al 1687 i monaci, il cui abate priore aveva il titolo di Principe ecclesiale, stabilirono nel paese una residenza con annessa zecca, nella quale fecero coniare monete d’argento a valore legale. Il 20 gennaio 1729 il Principato fu acquistato da Vittorio Amedeo Secondo, con un atto stilato a Parigi eppure mai registrato né dal Regno Sardo né dalla Casa Sabauda.
Con il Trattato di Aquisgrana del 1748 Seborga non entrò a far parte della Repubblica di Genova, così come non passò al Regno di Sardegna dopo il Congresso di Vienna del 1814. Restò fuori anche dal Regno d’Italia, e pare non esista menzione della sua assegnazione alla costituente che ha formato la Repubblica Italiana.
Il Principato di Seborga attualmente si fonda sugli Statuti Generali del Principato Sovrano di Seborga, adottati dalla popolazione dopo il referendum del 1995. È retto da un Principe a nomina popolare, con funzioni simboliche, coadiuvato da nove Ministri, cinque eletti dal Popolo e quattro nominati dal Principe; insieme formano il Consiglio della Corona, organo esecutivo.
Il Principato conia una propria moneta, il “Luigino” (nome ispirato a quello delle monete coniate nel XVII secolo), senza alcun valore legale ma spendibile in città; il suo valore è equivale a sei dollari statunitensi. Seborga ha inoltre le proprie targhe automobilistiche, che possono essere utilizzate solo insieme a quelle italiane. A chi li richiede sono rilasciati finti passaporti e patenti di guida con l’effigie e i timbri del Principato.
Fu vera gloria? Il Principato non è riconosciuto dallo Stato Italiano, e sembra che la storia della sua secolare indipendenza sia una scusa per attirare i turisti. In ogni caso, il paese si è guadagnato la Bandiera Arancione del Touring Club nel 2009; nel grazioso paese arrampicato si possono vedere, all’entrata del paese, un piccolo oratorio del XIII secolo dedicato a San Bernardo e, nella piazza centrale, la Chiesa di San Martino, recentemente restaurata. A sinistra della chiesa si trova il “Palazzo”, antica residenza dei Monaci, con i resti dell’antica zecca.
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