Cuzco e Arequipa: due città peruviane, due centri che sul finire dell’Ottocento videro il fiorire di prestigiosi studi fotografici da cui uscirono scatti raffinati e originali. Ora una selezione di cinquanta fotografie è in mostra presso la Fondazione Fotografia di Modena, dove il curatore Jorge Villacorta propone un viaggio nella straordinaria ricchezza della cultura peruviana attraverso i ritratti e i paesaggi andini di importanti artisti pressoché sconosciuti in Europa. Tutti realizzati tra il 1897 e il 1950, gli scatti descrivono la società andina di inizio secolo, in cui erano evidenti le differenze di classe fra gli indios e i bianchi.
Alla fine del XIX secolo è in particolare nella città di Arequipa che si sviluppa l’interesse per questa pratica artistica che in particolare si concentra sul ritratto fotografico, genere che permetteva agli studi di mantenersi economicamente e a cui veniva dedicata maggior cura sia nella preparazione del set, sia nella ripresa, nella stampa e nella confezione. Pur in un contesto culturale e sociale radicalmente differente rispetto a quello che fa parte del patrimonio visivo occidentale, stupisce trovare nelle immagini di donne peruviane eleganti firmate Emilio Díaz – che fu anche pittore –, un legame così vicino con i ritrattisti della Belle Époque europea.
Con l’affermazione della dignità della fotografia si riabilita progressivamente anche il soggetto del paesaggio, in un primo momento considerato funzionale solo per scopi documentari (su tutti, le testimonianze delle scalate alle grandi montagne). Martín Chambi, insieme a diversi fotoamatori, scopre con il controluce la chiave di volta verso l’interpretazione artistica di questo genere e al suo arrivo ad Arequipa si trova a confrontarsi con il maestro Max T. Vargas, dominatore della scena artistica e vero e proprio fondatore del profilo della professione del fotografo artista-imprenditore nel sud andino. Quest’ultimo si è dedicato ai soggetti più vari: dai consueti ritratti ai tipi andini, ai costumi rurali, alle strade cittadine, agli eventi sociali, culturali e collettivi. Tra le istituzioni più significative per lo sviluppo della fotografia c’è inoltre Centro Artistico di Arequipa: un polo attorno a cui si organizzano mostre e concorsi che decretano la fortuna di alcuni fotografi di cui oggi si possono ammirare le opere.
Più tardi, ma con effetti considerevoli, si afferma come catalizzatore di talenti fotografici anche la città di Cusco, dove opera lo studio Fotografia Inglesa e dove gli artisti riescono a ottenere grande visibilità grazie alle collaborazioni con le riviste Variedades e Ilustración Peruana. Dal 1940, con la decadenza del modello del grande studio per il ritratto, il prestigio della fotografia andina comincia a declinare. Ma rimangono le opere di quegli anni a testimoniare un passato glorioso per la fotografia di un paese lontano.
Fotografía de los Andes
12 settembre 2014 – 11 gennaio 2015
Foro Boario
Modena, Via Bono da Nonantola, 2
tel. 059 239888 – 335 1621739
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