Forse il più grande miracolo al quale la Pittura e la Poesia danno vita è che ci permettono di scandagliare il segreto più profondo dell’animo umano – cioè di vedere ciò che è al di là del velo della Materia. La pittura di Vladimir Dunjić raffigura una realtà che va oltre la vista. Nei dipinti di Dunjic si percepisce un senso di onnicomprensività, tutto il mondo compresso in un attimo fuggente!
Il mondo della pittura di Dunjić è quello in cui esistono simultaneamente tutte le cose – il passato, il presente e il futuro, i sogni e la vita di veglia, di giorno e di notte. I soggetti delle sue opere si stringono nella tela a creare uno spazio proprio, intimo, separato dal mondo oppure si allargano, sdraiandosi, allungandosi prendendo lo spazio che gli serve, ma sempre si avverte una sorta di separazione dall’esterno. Separazione che si avverte ancor di più nelle linee nette, negli stacchi di colore preciso, nella composizione quasi maniacalmente ordinata del soggetto pittorico.
La sensazione della creazione di uno spazio a parte, silenzioso e quieto, è presente nella maggior parte dell’opera di Dunjić, persino quando si accinge a trattare temi come impegnativi come l’assenza e la morte. La sua pittura riflette il bisogno di mostrare un mondo non ancora visto da nessuno, armonico e spirituale, fatto di quell’otium oraziano, bisogno umano inteso come stato elevato di coscienza madre di ogni ricerca intellettuale che ci rende facile accostare l’opera di Dunjić a quella di Balthus. Tuttavia, l’ozio sontuoso di Balthus può esplodere in una forte emozione, in passione, in un pensiero segreto pericoloso o in una grande tensione spirituale, mentre l’ozio di Dunjić è un tipo di gioco che può portare alla scoperta di un tesoro che nessun occhio ha ancora visto. Di Balthus, conserva anche l’approccio morbido alla pittura e sembra sposarne in toto l’idea che l’arte della pittura esista solo nelle ricerche metafisiche.
Dal conterraneo Šejka apprende che la devozione e la pittura sono una cosa sola; di fatto, Dunjić porta l’eredità di entrambi i suoi predecessori nell’approccio sacro alla sua arte, scegliendo i suoi maestri spirituali da non solo tra i pittori (i membri del Mediala e i già citati Balthus e Šejka ) ma anche fra scrittori del calibro di Kish, Borhes, Nabokov e altri.
All’inizio della sua carriera ha dipinto alla maniera dei vecchi Maestri (Vermeer, Hans Holbein, Velasquez), cercando la perfezione tecnica, che ha raggiunto, ha trovato poi il giusto approccio alle fantasie di Dalì e allo stile metafisico di de Chirico che uniti alla sensibilità di Balthus gli hanno permesso di sviluppare il suo stile inconfondibile. In tempi recenti, si è spostato verso l’arte moderna e post-moderna e in questo momento è più vicino che mai a questo stile.
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(le immagini di questo articolo sono tratte dal sito ufficiale dell’artista e da quello sopraelencato)