Che storia è mai quella di un bambino ricco e felice? Chi può commuovere se mancano sangue e dolore? Non è più bella quella del vescovo Bernardo? Arrivò nella mia città mandato da Roma e cominciò a predicare contro l’imperatore a favore del papa. Ma qui erano tutti ghibellini e lo misero in prigione. Poi diventarono tutti guelfi e chiesero al papa Pasquale di avere Bernardo come pastore. Bernardo si stabilì nella mia città e fece il vescovo per trent’anni, amministrando le anime, ma anche gli affari pubblici e la giustizia. Gli volevano tutti bene. A Bernardo. Tanto bene che la storia è un po’ melensa. E non val la pena di raccontarla con tutti quei voltagabbana in azione. È più bella quella di Corrado, il figlio di Enrico IV imperatore, che proprio in quegli anni si ribellò al padre. Povero vecchio, umiliato da Matilde, disonorato da due papi e ora tradito dal figlio, quel cane che piantò l’esercito alla periferia della mia città in attesa di attaccare il genitore. Un anziano disonorato sulla via della pensione. E insidiato proprio dal figlio. Che storia di potere e di famiglie, di decadenza e meschinità. Che storia stupida.
Preferisco raccontare di quei lupi che l’inverno rigido del 1108 spinse fin dentro la mia città: assaltarono la casa di Bonifacio e portarono via il figlio Oddone. Bonifacio fece finta di non vedere il sangue del bimbo. Uscì dalle mura per ritrovarlo, inseguì il branco e non lo videro mai più. Una brutta storia. Una storia di gelo e di morte, una storia da brividi. Ma qui festeggiamo un compleanno: bisogna stare allegri. La mia città si affacciava sulla strada dei pellegrini, quella che da Canterbury porta a Roma. Così nella mia città c’erano tanti osti che sfamavano i viandanti. Lungo la strada per Roma non c’erano solo camminatori per fede, ma pure quelli per denaro. Quelli coi muli carichi di pelli e broccati, di olio e cereali. E c’era un oste, Anselmo, che cominciò a comprare un po’ di sale, poi un po’ di incenso e a vendere fustagno. E a barattare il formaggio con la lana. E stava sempre coi mercanti e diventò un mercante. Si comprò dei muli, portò la lana della mia città nelle fiere di Fiandra e di Champagne. Una bella storia di successo e di capitalismo. Ma Anselmo aveva le bilance truccate. Purtroppo, un giorno, se ne accorsero e lo tennero lassù a Bruges, a marcire in galera. Brutto finale, meglio lasciar stare.
Allora è meglio la seconda storia, quella di Bertrando che aveva partecipato alla prima crociata. Tornò a casa nel 1108 e trovò la moglie incinta. Si consolò sistemando leoni davanti alle chiese. Ecco, questa è la storia giusta. Quella di Bertrando il cavaliere cornuto.