Una semplice mostra? No, questa è LA mostra: quella da vedere “absolutely”. Preraffaelliti. L’utopia della bellezza, a Torino fino al 13 luglio 2014, presenta settanta opere della Confraternita dei Preraffaelliti provenienti dalla Tate Gallery di Londra: arrivate in Italia come ultima tappa di un tour mondiale, saranno poi collocate in un’ala a loro dedicata nel museo inglese. L’occasione è rara, considerato che in futuro le opere resteranno alla Tate per diversi anni.
La storia della Confraternita inizia da tre giovanissimi artisti ribelli – John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Holman Hunt – che vollero contestare la soffocante atmosfera dell’epoca vittoriana creando opere più vere e ispirate direttamente alla natura, alla storia, alla religione, alla letteratura. Fondato nel settembre del 1848, il movimento voleva cambiare la società attraverso l’arte ispirandosi agli ideali del passato e del primissimo Rinascimento. Dipingevano i paesaggi all’aria aperta per riprodurre fedelmente ogni fiore, ogni stelo d’erba; la donna, spesso al centro delle loro rappresentazioni, era una persona vera – gli artisti amavano ritrarre le proprie compagne o quelle dei confratelli, o al contrario le modelle potevano diventare amanti o compagne (c’è fior di gossip al proposito) – con una sensualità spesso ostentata. I loro quadri raccontano storie, spesso prese da Dante Alighieri o William Shakespeare, dal ciclo arturiano o dalla Bibbia.
Come nella tradizione didattica anglosassone, la mostra è organizzata in sezioni ben delineate e molto fruibili; i temi individuati sono La storia, La religione, Il paesaggio, La vita moderna, La poesia, La bellezza, Il simbolismo, all’interno dei quali trovano posto capolavori di fama internazionale e opere meno note. L’impatto è forte fin dalla prima sala, dove troneggia l’Ofelia di John Everett Millais – “il più bel paesaggio inglese devastato dal dolore” per dirla con Ruskin – quasi manifesto dell’esasperato naturalismo ricercato dai preraffaelliti, con la sua luce fredda e splendente e l’attenzione esasperata al dettaglio che conferisce alla scena un senso d’irrealtà accentuato dalla gamma cromatica brillante. Sulla parete a fianco trova posto il romantico e altamente simbolico Chatterton di Henry Wallis: il poeta suicida è un martire della società, in posa da Cristo morto, il pallore marmoreo contrasta con il rosso acceso dei capelli e il blu dei pantaloni; dalla finestra s’intravede il cielo plumbeo e crepuscolare di una Londra già industriale, l’unica speranza sembra affidata al fiore sul davanzale.
Molte le opere di di Dante Gabriel Rossetti, sia oli sia acquerelli (sono presenti anche due opere della sua compagna, Elizabeth Siddal, la modella di Ofelia); proprio lui chiude il percorso con alcuni busti femminili: opere in cui emula l’arte veneziana del XVI secolo ma dove modernamente privilegia il cromatismo alla narrazione. Tre superbe donne salutano il visitatore in uscita: L’amata, Monna Vanna, l’azzurra e potente Proserpina dall’anima vibrante.
Non sempre è necessario conoscere le vite degli artisti per amare la loro arte: in questo caso però le storie personali sono avvincenti come un romanzo, vale la pena approfondirle (magari guardando questo). E mai come in questo caso le riproduzioni fotografiche non rendono giustizia agli originali. Preraffaelliti. L’utopia della bellezza è meraviglia per gli occhi e nutrimento per l’anima.