“O si è un’opera d’arte o la si indossa”. La frase è di Oscar Wilde, che di stile se ne intendeva. Con buone probabilità, si riferiva alla capacità di essere abbigliati in modo consono alle situazioni, con abiti di buona sartoria e dalle linee eleganti in un’epoca in cui i vestiti erano cuciti su misura e i dettagli, come le cuciture e le rifiniture, erano una nota distintiva di classe, agiatezza e buon gusto. Gli abiti erano veri e propri capolavori cuciti da artigiani che realizzavano i propri capi come uno scultore farebbe con il marmo.
Ma i tempi cambiano e la moda è ormai di diritto entrata a far parte delle arti, interpretata, proprio come le altre discipline, dalla soggettività dello stilista. Eppure proprio la capacità degli stilisti di creare capolavori su tessuto anziché su tela ha fatto sì che sempre più spesso la moda attinga dall’arte, quella fatta di immagini, pennelli e mosaici; allora la frase di Oscar Wilde assume una concretezza diversa dove il termine indossare va inteso e interpretato nel senso più stretto della parola. Foto, dipinti, quadri, stampe, che sembra di poter toccare e che non sfigurerebbero in un salotto o illuminate ad arte sulle pareti di una galleria, si trasferiscono su metri di stoffe usate esattamente come grandi tele. Paesaggi, mosaici, vedute, l’avanguardia del collezionismo artistico si muove con naturalezza dall’armadio al corpo umano che diventa supporto alla stregua di un cavalletto.
Proprio per questa contaminazione sempre più spesso designer e creativi grafici varcano la linea di demarcazione creando immagini da indossare: come Mary Katrantzou, giovanissima designer greca ormai completamente votata al mondo della moda che, oltre a creare capi architettonici, realizza collezioni da esposizione dove paesaggi naturali e skyline cittadini si stagliano sull’intera figura. E dato che l’Italia è patria indiscussa di arte e cultura, lo stilista Antonio Marras realizza capi che ricordano pareti ornate da fiori: guardare le sue creazioni è come osservare i balconi in una città che non è la nostra, naso in su. Da Dolce&Gabbana arrivano invece abiti votivi, con vere e proprie icone d’impronta bizantina su abiti, gonne e bluse: mosaici da indossare.
Gli abiti realizzati come opere d’arte, magari su misura, magari dedicati o in pezzi unici, esistono ancora: per pochi eletti, s’intende. In alternativa si sceglie lo stile (artistico) preferito e lo si indossa, e se gli occhi altrui sono puntati sul vestito è normale, il mondo ha tanto bisogno di bellezza.