Da circa vent’anni la ricerca fotografica di Massimo Vitali si sviluppa, a differenza di quella di Peter Bialobrzeski (vedi post precedente), lontano dalle città dal tumultuoso sviluppo urbanistico, per concentrarsi più su quei luoghi che potremmo definire “del tempo libero”; luoghi, comunque, caratterizzati dall’altrettanto “alta densità stanziale”, per certi versi identica a quella delle città da cui si cerca di fuggire.
Dall’attenta osservazione della società umana, dalle interazioni tra diversi individui, gli spazi sociali, il funzionamento della vita, nascono così le immagini che rtitraggono le comunità effimere di Vitali, comunità che si sciolgono al tramonto per riformarsi il giorno dopo di primo mattino quasi uguali nello stesso luogo, ma anche in maniera indifferente lungo le coste di altri mari dal Mediterraneo all’Atlantico o in mezzo al Pacifico. “Natural Habitats” le ha definite l’artista: colonie umane, appunto, che si formano nelle spiaggie, sulle rocce che più o meno dolcemente degradano verso il mare, nei parchi, nelle piscine o nelle discoteche, proprio come se fossero colonie animali che seguono una precisa scansione della vita quotidiana, ognuna con i propri riti.
Dal punto di vista sociologico la ricerca sistematica di Vitali, che parte dai litorali delle coste italiane e si spinge fino alle località più importanti a livello mondiale, ci permette di avere un ritratto assai completo ed esaustivo del turismo di massa e di avere una lucida idea della vacanza all’epoca della società dei consumi. Vitali osserva e studia la vita altrui dall’alto della sua piattaforma di cinque metri e questo gli permetti di dare alle sue immagini lo stesso punto di vista che potrebbe avere un etologo mentre osserva colonie di piccoli insetti all’interno di una gigantesca teca di vetro; immagini sempre molto neutre e quasi asettiche se osservate da lontano, ma la cui forte attrazione e curiosità che esercitano nell’osservatore spinge a guardarne da vicino ogni dettaglio, ogni trama spesso ritratta sotto il sole abbacinante di mezzogiorno e la sua luce, che rende tutto un pò lattiginoso.
I ritratti di gruppo “contestualizzati” di Massimo Vitali sono tanto creativi quanto documentari: costituiti da immagini di limpida bellezza, d’ispirazione chiaramente pittorialista e per certi modi anche riconducibile a quella di Ghirri, nascondono dietro un’apparente neutralità una chiara presa di posizione critica sulla realtà contemporanea della società di massa e ai suoi modi di essere, incapace di distinguere cos’è importante da cosa non lo è, chi è importante da chi non lo è; tutto è appiattito, tutti siamo dei piccoli iniqui granellini di sabbia.
Massimo Vitali è in mostra fino al 24 giugno ai Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia, nell’ambito di Fotografia Europea 2012