Voglio raccontarvi il mio ultimo lavoro, L’ultimo faro. Si tratta di un doppio film: il primo racconta il viaggio immobile compiuto da Paolo Rumiz in un’isola deserta, con pochi animali, il faro, e due faristi. Un racconto che è contemplazione della natura, riflessione sul mondo. Il secondo invece raccoglie storie di fari raccontate da marinai, viaggiatori, scrittori. Nel primo film il faro è visto da dentro, e siamo invitati noi stessi a diventare “sensori dell’universo circostante”, nel secondo invece il faro è raccontato come un il punto di riferimento, che si lascia quando si va al largo con le barche e che si cerca per raggiungere un approdo. In tutti i casi si tratta di un luogo affascinante e metafisico.
Per il primo film, le riprese sono state effettuate direttamente da Paolo Rumiz; io ho interpretato la sua permanenza sull’isola attraverso un montaggio fatto di suoni, musiche, ascolto della natura. Contributo importante alle musiche è stato dato da Luciano Bosi, percussionista, organologo ed etnomusicologo, da Vaggelis Merkouris, musicista di origine greca, e Tommi Prodi, chitarrista e arrangiatore.
Il secondo film, “I racconti del faro”, è più corale e raccoglie appunto varie testimonianze, e poi leggende, storie nere, favole. Molto spesso infatti, la natura misteriosa dei fari porta a creare racconti dai risvolti macabri e oscuri. Il faro viene in molti casi interpretato come un ponte fra vita e morte, perché in fondo è un luogo sospeso, non è nè sulla terra, né sull’acqua, è un punto di luce nel cielo che attende i naviganti.
Si dice che ci siano tre tipi di fari, l’inferno, il purgatorio e il paradiso. Ai guardiani inesperti tocca la vita più dura, sperduti nel mare, in balìa delle onde e delle tempeste. Chi resiste a questa vita dura e solitaria, si guadagna il paradiso, ovvero la terraferma. Si dice che molti di questi guardiani però non riescano a raggiungere la pace, perché impazziscono per via della solitudine, del suono della lanterna che pare la voce degli spiriti che abitano i fari. Per questo tanti scrittori hanno raccontato storie di amore e di morte, di ponti per l’altrove. La scrittrice Fabienne Kanor racconta che quando è stata la prima volta nel faro ha sentito la voce dei fantasmi raggiungerla dalla lanterna. Tim Robinson ha sentito un telefono squillare attraverso le finestre della torre e ha inteso che si trattava di una chiamata dall’aldilà. Fabio Fiori, marinaio e scrittore, racconta che ogni barca è un’isola. Monica Morini, autrice e attrice, racconta del faro che si rispecchia nelle onde del mare.
Per realizzare quest’opera ho agito come sempre: pochi oggetti con me, una camera, un microfono, i miei oggetti per gli appunti. E poi mi sono lasciato trasportare in un mondo che avevo osservato solo da lontano.
Troverete L’ultimo faro in tutte le edicole.