Cosa significa aprire antichi armadi? Significa portare alla luce le storie e la storia, soprattutto quando gli armadi e i bauli sono quelli che da tempi lontani conservano abiti e oggetti di una famiglia colta, pienamente inserita nell’élite novecentesca e in stretto contatto con artisti e poeti, musicisti e intellettuali.
Ricorrono quest’anno i trent’anni dalla morte del fondatore di quel luogo affascinante che è la Fondazione Magnani Rocca, voluta da Luigi, figlio di Giuseppe Magnani ed Eugenia Rocca, e che ora è nota soprattutto come sede di una collezione prestigiosa di opere d’arte (da Tiziano a Goya, da Cézanne a Morandi) e location per mostre di altissimo spessore.
Ma la villa di Mamiano di Traversetolo è stata fino a qualche decennio fa una vera e propria dimora, una casa elegantissima dove la colazione – a base di marmellate di cedro preparate dalla governante Elge – era servita sulla loggia a ospiti illustri come la sorella della regina Elisabetta d’Inghilterra o il pittore Giorgio Morandi: ricordano questi momenti le porcellane e tovaglie ricamate, testimonianze del passato, che gli scorsi 1 e 2 novembre sono state esposte tra le ante dei guardaroba a muro del piano nobile.
In quelle stanze, oggi sede della raccolta permanente, vi erano proprio le camere da letto dei Magnani e gli ambienti dove Luigi soggiornava in vestaglia ascoltando la musica dell’amato Beethoven, dove preparava lezioni accademiche, approfondiva lo studio della storia dell’arte e leggeva i versi dell’amico Montale, del quale si è ritrovato un piccolo e rarissimo olio su tela che fa capolino tra il grammofono, il frac per le serate di gala e il cappello a cilindro acquistato a Parigi negli anni Quaranta. Dalle maggiori case di moda di via Condotti a Roma provengono anche gli abiti in pizzo nero con fili d’oro e gli accessori di Donna Eugenia, oltre a quelli delle giovanissime figlie Ada e Lisetta, entrambe tragicamente scomparse a vent’anni a causa della tubercolosi.
Ancora, tante fotografie d’epoca, il libro sulla produzione del Parmigiano (perché l’azienda del capostipite Giuseppe Magnani produceva formaggio), il menù del transatlantico Giulio Cesare per il pranzo di commiato in onore dei signori Magnani del 1957, una lampada vittoriana Birmingham in pasta di vetro turchese, bronzi dorati e grandi vasi cinesi ottocenteschi.
Il fascino della scoperta di oggetti intimi e segreti si unisce alla ricostruzione di un’atmosfera che permeava la splendida vita di una famiglia dell’alta società che, oltre agli oggetti preziosi e a una memoria che si tramanda nel tempo, ha lasciato una raccolta d’arte antica e novecentesca tra le più importanti e ha voluto metterla a disposizione di tutti: una scelta illuminata a cui, per due giorni soltanto – ma ci auguriamo che l’appuntamento possa essere ripetuto –, si è reso omaggio con una iniziativa raffinata, degna dello stile dei Magnani.