Un disco senza nome in grado di prevedere il futuro. La morte di uno dei più grandi batteristi della storia del rock, un terremoto a Los Angeles e un misterioso cane nero. A unirli è il quarto album dei Led Zeppelin, senza titolo. Il batterista invece un nome ce l’ha: è John Bonham, trovato morto la mattina del 25 settembre 1980 nella villa di Jimmy Page a Windsor. La sera prima Bonham andò, ubriaco come al solito, a casa di Page; visto il suo stato, i compagni lo sistemarono su un letto, in una stanza da solo. Bonzo, così lo chiamavano gli amici, il giorno dopo fu trovato morto, soffocato dal suo stesso vomito.
L’album maledetto è impropriamente detto ”IV” e ha raccontato in anticipo, con Going to California, il terremoto di Los Angeles, quando i Led Zeppelin – a eccezione di Plant che rimase a Londra – andarono laggiù per incidere l’album. La morte di Bonham è narrata in due brani: Four Sticks, chiamata così proprio perché Bonham per suonarla usò quattro bacchette, sembra quasi essere la lettera di addio del batterista, e in When The Levee Breaks, che racconta di una vita portata agli eccessi e di un argine che si rompe portando in casa la morte: la versione originale era di Joe Mccay, morto giovane a causa di una vita esagerata.
All’interno della copertina di “IV” troviamo un cane nero e un’eremita.
The Battle of Evermore parla di un signore delle tenebre e di una signora di luce, ovvero di Robert Plant e Jimmy Page. Il disco fu scritto da Robert Plant, che si riconosceva nel signore delle tenebre e che era detto ”l’eremita” per aver trascorso un periodo da solo in mezzo a un bosco. Oltre alla canzone Black Dog, il cane nero compare più volte: durante l’incisione del disco i componenti della band si ritirarono in un edificio che aveva ospitato un manicomio e un orfanotrofio. Si diceva fosse maledetto, ma Page lo adorava. Nel parco della struttura, come numerosi testimoni possono ancora confermare, comparve dal nulla un grosso cane nero, un labrador, che al termine delle registrazioni scomparve per sempre. E sulla copertina dell’album senza nome l’eremita è vicino a un cane nero, quasi a voler indicare la sua vera identità, a voler dire “quel cane sono io”.
Coincidenze, o Plant ha previsto passato, presente e futuro della band? Gli Zeppelin finirono insieme a Bonham, con un comunicato simile a un epitaffio: “Desideriamo rendere noto che la perdita del nostro caro amico e il profondo senso di rispetto che nutriamo verso la sua famiglia ci hanno portato a decidere – in piena armonia tra noi e il nostro manager – che non possiamo più continuare come eravamo”.
A distanza di anni i Led Zeppelin si ritrovarono per celebrare l’ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame: Jason Bonham, figlio di John, era alla batteria.