Suite in quattro parti
Quarta parte: Ecologia
Agli antipodi di Alan Ford, per intellettualismo ricercato quasi a ogni costo, è invece il Battiato di Pollution, album del 1972, nonché nome del gruppo e titolo del concerto happening.
Anche Pollution trattò l’argomento ecologia. E anche quel termine nel 1972 non era granchè familiare alla gente. Anzi, come è facile arguire, gli veniva dato un significato molto diverso da quello inerente all’inquinamento ambientale. Tanto che proprio in quel periodo sulle riviste era facile imbattersi nella pubblicità di Playboy che recitava “Playboy è vietato per chi crede che la pollution sia un problema degli adolescenti”, sorella dell’altra che diceva “Playboy è vietato per chi crede che Rimmel sia la volpe del deserto”.
Ma tutto il “discorso Battiato” era difficile. Un po’ perché lo era davvero, e un po’ perché Gianni Sassi (il manager dell’etichetta discografica di musica d’avanguardia BLA BLA) voleva che apparisse tale, in modo da vendere dischi a un pubblico composto prevalentemente da studenti che cercavano prodotti “intelligenti e colti”.
Diciamo subito che il disco è uno dei migliori di tutto il prog italiano e il suo approccio verso il tema ecologico è molto distante dalle banalità tipo Per un mondo di cristallo dei Raccomandata Ricevuta di Ritorno, sia musicalmente, sia come testi, sia concettualmente. Gli argomenti trattati sono: la ricerca di se stessi e di una propria funzione all’interno di un ecosistema; le possibili o impossibili mutazioni in un ambiente artificialmente cambiato; la fine apocalittica (non per niente il disco finisce addirittura con il pianto di un uomo). Un excursus emotivo e parascientifico tra Monod e l’Huxley di Il mondo nuovo e Ritorno al mondo nuovo, quest’ultimo già ampiamente omaggiato nell’esordio di Fetus.
Musicalmente l’album è – come spesso accade in Battiato – la summa di ricerche nell’avanguardia colta sommate a stilemi pop. Un disco suggestivo come pochi. Forse vicino a certa sperimentazione elettronico-psichedelica tedesca, anche se non ancora a quella coltissima di Stockhausen, che apparirà invece brillantemente con Sulle corde di aries e Clic.
Da ricordare anche Pollution – Per una nuova estetica dell’inquinamento, un’installazione artistica consistente nella pavimentazione effimera di Piazza Santo Stefano a Bologna, con piastrelle riproducesti ognuna una zolla di terra, che richiamava esteticamente la copertina di Pollution. A seguire ovviamente un concerto shock (come erano sempre i concerti di Battiato allora) del gruppo Battiato Pollution.
È divertente raccontare queste cose a chi di solito conosce Battiato solo dai tempi in cui ha iniziato a cantare i versi “sul ponte sventola bandiera bianca” e vederne lo stupore sui visi. Per poi spiegare che certe cose potevano accadere solo ai tempi dei Genesis, di Peter Gabriel, ovvio.