1. Portare avanti il discorso
Erano tempi duri, il mondo non era affatto una Willow Farm come ora cercano di farvi credere i fanatici del rock progressivo che imperversano su blog e riviste.
Se eri ancora adolescente come nel mio caso, ai concerti i genitori non ti ci lasciavano andare. E i “vecchi” non avevano tutti i torti, dato che ai concerti rock (ho scritto rock anche se all’epoca la musica più creativa si diceva pop, al contrario di adesso) molto spesso scoppiavano tafferugli provocati ad arte, da figuri mossi da una specie di demenziale fervore teso a promuovere una specie di guerra santa per la conquista della musica gratis. Folkloristico fenomeno tutto italiano questo, iniziato nel 1971 con gli scontri al Vigorelli di Milano durante il concerto dei Led Zeppelin. La cosa più curiosa è che invece, nonostante i dischi fossero venduti a prezzi esorbitanti, nessuno protestava. Il dissenso si limitava al brontolio.
Quante merende si dovevano saltare per acquistare un LP, con un’IVA da prodotto di lusso, a 4.500 lire? E che dire degli spacciatori di dischi italiani, cioè i più avidi al mondo? Questi facevano in modo che solo nel nostro paese un album doppio avesse un prezzo di vendita al dettaglio aritmeticamente doppio. Per non parlare di certi dischi ideati e prodotti in Gran Bretagna e USA appositamente per essere commercializzatiti a prezzo ridotto e venduti invece dai commercianti italiani a prezzo intero. Di questo fatto specifico si disgustò perfino il manager dei Genesis e della Charisma Tony Stratton-Smith, in occasione dell’uscita della compilazione economica di inediti che voleva celebrare il quinto compleanno dell’etichetta con un “regalo” ai fan.
Se non potevi andare ai concerti, nei primi anni ’70 come pensavi di poter vedere i tuoi beniamini? Non li vedevi, punto e basta. Non esisteva nessuna MTV o roba simile che te li mostrava. Non c’era UTube né nulla di simile. E non c’erano neanche VHS, LASER DISC, DVD, BLU-RAY o quant’altro possiate acquistare ora. Nulla. Potevate solo guardare le foto scattate dai vari Armando Gallo, Carlo Massarini ecc., sulle riviste di musica tipo Ciao2001, Qui Giovani, Muzak, Gong… ve l’avevo detto, che erano tempi duri.
Ma ciò che li rendeva davvero durissimi era un mostro mitologico, un’invisibile ma immanente figura fantasmatica, forse solo un qualcosa che ora verrebbe definito leggenda metropolitana come l’alligatore albino delle fogne di New York; l’incubo di noi genesiani e alternativi in genere; l’entità che ci rendeva la vita difficile con le ragazze: Brunetto!
continua…