Abita nella bassa padana ma spesso e volentieri lo si trova in giro per il mondo. Fabio Pasini fatica a star fermo: ha attraversato le lande iperboree con gli sci, è stato campione italiano di canoa, ha pagaiato in Europa, nel Nord e Sud America, nel mare di Capo Horn, della Groenlandia, delle isole Faroe, nel Mediterraneo. La sua passione per la vita si incanala in mille attività (compresa quella di papà); fra queste, scrive, fotografa, filma le sue esperienze per esigenza interiore oltre che per lavoro. Suoi il dvd The passion of kayaking più due libri, Norvegia: Lofoten ski & kayak (Geoantropo) e Lezioni di kayak (Mursia). Un terzo libro, sugli Inuit, è in attesa di pubblicazione.
Il tuo primo viaggio?
In Europa con i miei genitori, avevo otto anni, e mentre eravamo in giro è morto Mao Tze Tung: è il primo grande viaggio che ricordo, sicuramente mi ha aperto una strada, mentre le spedizioni sono iniziate dalle piccole esplorazioni vicino a casa da bambino, le uscite fuori porta, in campagna, sull’argine, sul fiume…
Le tue spedizioni ti hanno portato molti amici?
Ho aperto la mia amicizia agli altri e spesso anche gli altri si sono aperti con me, magari a prescindere dalle difficoltà del comunicare con una lingua diversa: quando c’è interesse a comprendersi i problemi si superano e si “perde tempo” a cercare di spiegarsi e far scattare l’empatia.
Ci sono persone conosciute in viaggio con cui sei in contatto da tanti anni?
Sì, la cosa più carina è quando mi chiamano al cellulare dalla Groenlandia e mi parlano in Inuit, io utilizzo al meglio quelle ventisette parole che conosco e faccio molto ridere perché mi succede nei posti più disparati, tipo in autobus: parlo con questi suoni che nemmeno gli extracomunitari capiscono, si guardano fra loro con aria interrogativa…
Un vocabolo Inuit.
Uppa, vuol dire “forse” e riassume tutta la filosofia Inuit, è la risposta a molte domande: domani si va a caccia? Uppa… domani sarà bello? Uppa… oppure mamakkaaju, “molto buono”, e mamangkkaaju, “non buono”. Pilluarit è per onorare o ringraziare qualcuno. I suoni sono molto dolci, loro parlano con un imbarazzante tono basso anche perché di solito ci si trova in ambienti ventosi e le parole non si sentono, quindi accompagnano tutto con i gesti; per telefonino quindi è difficile, ma è come se li vedessi.
I tuoi viaggi sono meditati o nascono d’impulso?
Tanti viaggi, soprattutto le spedizioni più complesse, visti da fuori sembrano irrazionali mentre invece hanno un aspetto molto razionale… il momento in cui matura l’idea, il sogno del viaggio, è irrazionalità pura però porto a termine le cose solo quando mi sento razionalmente a posto. Ho incontrato situazioni difficili in luoghi estremi ma la preparazione mentale è sempre stata molto approfondita e mi ha permesso di superare tutto.