Il pianeta è la Terra, lo strumento è una macchina fotografica, lo sguardo è quello di Sebastião Salgado, uno dei più importanti fotografi documentari viventi. Tanto importante che Wim Wenders gli ha appena dedicato un film biografico, Shade and Light, realizzato insieme al figlio Juliano Ribeiro Salgado e presentato all’ultimo Festival di Berlino.
Le ricerche del brasiliano, nato nel 1944, si sono sempre concentrate sulla terra come risorsa magnifica da contemplare, conoscere, amare. Dopo aver documentato la fine della manodopera industriale su larga scala in La mano dell’uomo (Contrasto, 1994) e in due libri di grande successo, In cammino e Ritratti di bambini in cammino (Contrasto, 2000), l’umanità in movimento – quell’umanità non solo dei profughi e rifugiati, ma anche dei migranti che convergono verso le immense megalopoli del Terzo mondo –, ora Salgado espone a Venezia, alla Casa dei Tre Oci, 240 scatti realizzati durante dieci anni di viaggi nei cinque continenti: dalle foreste tropicali dell’Amazzonia, del Congo, dell’Indonesia e della Nuova Guinea ai ghiacciai dell’Antartide, dalla taiga dell’Alaska ai deserti dell’America e dell’Africa, fino alle montagne del Cile e della Siberia.
Stampate con bianchi e neri intensi, lirici e potenti, le fotografie ritraggono parti del mondo ancora incontaminate, la grandiosa bellezza di tutti gli elementi – la terra, la flora, gli animali e l’uomo – che convivono in una “miracolosa” armonia, in un perfetto equilibrio tra esseri viventi e ambiente. A paesaggi mozzafiato si accostano le immagini di animali, impressi dall’obiettivo di Salgado grazie a un paziente lavoro di immedesimazione con i loro habitat: il fotografo ha vissuto tra le tartarughe giganti delle Galapagos, ha partecipato alla migrazione annuale delle zebre di Kenya e Tanzania. E poi la vicinanza con le popolazioni indigene, osservate sempre con uno sconfinato amore e con l’obiettivo di dare vita a una sorta di grande antropologia planetaria che possa contribuire a ricongiungere uomo e natura.
Le stampe sono allestite in cinque sezioni: Il Pianeta Sud, i Santuari della Natura, l’Africa, il Grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl. Il fil rouge che le accomuna e che si percepisce nettamente in questa nuova Genesi che ritorna alle radici, alla purezza e all’innocenza, è la necessità di salvaguardare il nostro pianeta, di intraprendere comportamenti più virtuosi e rispettosi della natura, di tutelare gli angoli di terra vergine e di creare una inedita armonia dove, per colpa dell’uomo, essa è venuta a mancare. Un messaggio nobile trasmesso attraverso uno sguardo appassionato che da un lato grida allarme per il mondo in pericolo e dall’altro incanta e lascia senza fiato.