Un bambino. Con camicia gialla e gilet anch’esso profilato di giallo, cappellino azzurro e due grandi occhioni dietro le lenti nuove, quelle lenti che gli permettono di vedere il suo mondo. E poi un vecchio che nasconde, dietro gli occhiali di prova degli oculisti, lo stupore di una vista recuperata.
Andhō in nepalese significa cieco, e nei villaggi rurali del Nepal la cecità è una disabilità grave, spesso non curabile nemmeno nelle sue forme quasi banali per la società occidentale, come la cataratta. Alessandro Gandolfi ha scelto di documentare per immagini le esperienze dei medici del Sagarmatha Choudhary Eye Hospital di Lahan e delle loro periodiche missioni nei centri più sperduti del paese, lontani anche un’intera giornata di cammino lungo montagne, vallate e corsi d’acqua. Nelle cliniche oculistiche mobili i medici controllano la salute degli occhi, prescrivono occhiali o cure mediche, operano le patologie e ridanno la vista a una consistente percentuale di popolazione che altrimenti non potrebbe che rimanere nell’oscurità. Ma al centro di Lahan confluiscono anche veri e propri “Cataract Package Tour”: pullman organizzati dal Nord dell’India stipati di indiani che approfittano degli ospedali nepalesi, economici e di buona qualità.
Gandolfi è un fotoreporter che ha girato il mondo alla ricerca di testimonianze di guerre e di viaggi, di paesaggi e di vita quotidiana: in questo reportage si è affiancato a CBM Italia – Organizzazione Non Governativa la cui finalità è sconfiggere le forme evitabili di cecità e di disabilità fisica e mentale nei Paesi in Via di Sviluppo – e i suoi scatti scandiscono le tappe del lavoro delle équipe mediche che si spostano su strade rosse di terra o organizzano lunghe code di pazienti arrivati con ogni mezzo e in attesa di essere visitati.
L’obiettivo è sempre puntato sulle persone, sui protagonisti dei luoghi, sui contrasti tra le vite modeste dei contesti rurali e quelle occidentalizzate delle città, come dimostrano le foto di ciechi che abitano a Kathmandu, dove possono fare i cantanti professionisti nei night club, giocare a cricket utilizzando una palla “rumorosa” perché riempita di sassolini, gestire tipografie in braille e offrire massaggi fisioterapici agli scalatori.
Ma Gandolfi non persegue solo la documentazione degli eventi e dei progetti per raccontare storie: l’esattezza della sua fotografia si riscontra nell’equilibrio dei colori, anche quando sono sgargianti, nella composizione perfetta che dà luogo a geometrie classiche che paiono avere a che fare con la pittura rinascimentale e barocca, nei tagli di luce che arricchiscono di teatralità le scene. Una fotografia completa, e di grande suggestione.
Qui tutte le foto del reportage
Alessandro Gandolfi – Andhō. Per un futuro luminoso
Fino al 9 gennaio 2015
Un_Type, Strada San Nicolò 7 – Parma
info@untype.it – tel. +390521206076