Settima edizione del Triennale Design Museum: l’attenzione è su un tema legato all’attualità, l’autosufficienza produttiva. Il modo di affrontare la crisi in modo diverso adottato in tre periodi storici cruciali – gli anni ‘30, gli anni ‘70 e gli anni ‘00 – dimostra come le crisi economiche siano favorevoli allo stimolo della creatività progettuale. Con la direzione di Silvana Annicchiarico e la cura scientifica di Beppe Finessi (catalogo di Corraini Edizioni), la mostra Il design italiano oltre le crisi – Autarchia, austerità, autoproduzione propone una storia “alternativa” del design italiano attraverso una selezione di oltre 650 opere organizzate cronologicamente. Fra i nomi presenti: Fortunato Depero, Bice Lazzari, Fausto Melotti, Carlo Mollino, Franco Albini, Gio Ponti, Antonia Campi, Renata Bonfanti, Salvatore Ferragamo, Piero Fornasetti, Bruno Munari, Alessandro Mendini, Gaetano Pesce, Ettore Sottsass, Enzo Mari, Andrea Branzi, Ugo La Pietra; e poi Martino Gamper, Formafantasma, Nucleo, Lorenzo Damiani, Paolo Ulian, Massimiliano Adami.
La prima stanza è dedicata a Fortunato Depero e alla sua bottega Casa d’Arte, a Rovereto, mentre l’ultima, a cura di Denis Santachiara, è dedicata al design autoriale autoprodotto con le nuove tecnologie. Il percorso fra i due poli racconta i personaggi che hanno saputo saputo sperimentare con libertà, creando nuovi linguaggi, nuove modalità di produrre; fra questi Enzo Mari, con la sua autoprogettazione. Negli ambienti rivisitati in maniera inedita e un allestimento per il quale sono stati scelti materiali che rievocano il lavoro artigianale e autoprodotto, il metallo e l’OSB (materiale composito di pezzi di legno di pioppo del Monferrato), s’intrecciano focus scelti a campione (un materiale, un distretto produttivo, una tecnica di lavorazione, una città, una regione…).
Il visitatore è accolto da una grande stanza/vetrina che riunisce una selezione di oggetti rappresentativi dei tre periodi, mixati in modo da unire periodi fra loro lontani, in un’esemplificazione di similitudini o differenze. Gli elementi dell’allestimento dialogano con l’architettura di Muzio senza mai toccarla, avvolgono e immergono lo spettatore in un paesaggio fatto di sentieri, pareti, palazzi, marciapiedi, scale, piazze… la linearità s’interrompe arrivati agli anni settanta, dove gli oggetti si dispongono senza coordinate, in una sorta di spaesamento.
Dopo aver risposto alla domanda “Che Cosa è il Design Italiano?” con Le Sette Ossessioni del Design Italiano, Serie Fuori Serie, Quali cose siamo, Le fabbriche dei sogni, TDM5: grafica italiana e Design. La sindrome dell’influenza, Triennale Design Museum si conferma emozionale e coinvolgente, un organismo vivo e mutante, capace ogni anno di interrogarsi senza dare risposte precostituite.