Un libro che sembra un codice miniato e un edificio mai esistito. Fra questi due poli l’uomo, l’umanità fragile e pensante, creativa e stralunata, con i suoi sogni e i suoi dolori, con le sue divinità e le sue superstizioni, con le sue passioni e le sue malattie.
Campeggia imponente, al centro della prima sala dell’affascinante Arsenale, il modellino del Palazzo Enciclopedico di Marino Auriti, un progetto utopico atto a contenere in un unico museo tutto il sapere del mondo. Pensato per Washington nel 1955, ovviamente non trovò mai una realizzazione. Speculare, nella prima sala del Padiglione Centrale dei Giardini, il Libro rosso di Carl Gustav Jung, raccolta enciclopedica di visioni e immagini oniriche, frutto della mente del celebre psicologo.
Attorno, sequenze di artisti più o meno noti, insider e outsider che danno vita al contemporaneo Palazzo Enciclopedico pensato da Massimiliano Gioni: la mostra del giovane curatore – e a mesi di distanza dall’opening ormai è un dato di fatto – segna una rottura nella storia delle Biennali di Venezia: una rottura che costruisce un nuovo sistema di visione, che ritrova la memoria attraverso gli archivi, che riscopre artisti in penombra e recupera l’idea di un museo come contenitore dell’espressione creativa, come spazio universale dove far confluire tutto il comunicare dell’uomo.
Visitare la 55.ma Biennale equivale a intraprendere un viaggio nella profondità del nostro essere, una fuga nell’immaginazione tra opere dall’inequivocabile potere magico (come la raccolta di mandala) e incubi espressi in piccole sculture di terracotta (quelle di Levi Fisher Ames), tra dipinti caleidoscopici dettati dagli spiriti ad Augustine Lesage a partire dal 1911, e le lavagne illustrate che servivano al fondatore dell’Antroposofia, Rudolf Steiner, per illustrare le conferenze per gli iniziati. E ancora spiritismo e ispirazioni medianiche, suggestioni religiose e perversioni sessuali, scritture automatiche e racconti onirici.
Attraverso lo svelamento della vita privata degli artisti, molti dei quali hanno affrontato sofferenze e dolorose cure in ospedali psichiatrici, si può percepire il peso dell’esistenza all’interno di opere che non sono in alcun caso fini a sé stesse e che si fanno potenti catalizzatori di pensiero.
Mai come in questa edizione, la mostra principale di quel grande evento che ogni due anni fa odorare i canali e le calli di Venezia con profumi contemporanei mette a fuoco il gesto creativo da cui sprigionano messaggi inediti, fuori dagli schemi del mercato e della committenza.
Mai come quest’anno la Biennale fa venire voglia di diventare tutti artisti.