Seconda parte
L’incontro con il silenzio non è proprio qualcosa che tutti possano sopportare, poiché può facilmente mettere chiunque faccia a faccia con se stesso e con abissi interiori così profondi da risultare inquietanti oppure incomprensibili. Solo grandi artisti sono in grado di descrivere in un modo o nell’altro questi silenzi e solo grandi maestri della fotografia sono in grado di ritrarli in un’immagine. Oltre che in paesaggi naturali dal vivo, mi sono imbattuto in immagini straordinarie, quasi sempre realizzate da fotografi finlandesi, a volte proprio di etnia Sami. Per cui non mi sogno nemmeno di riuscire nell’intento, ma d’altra parte nessuno può impedire a chiunque di provarci.
Potrebbe scaturirne un tentativo maldestro, tenero nella sua goffaggine, ma non si sa mai, chiunque, per grazia ricevuta, potrebbe prima o poi colpire nel segno. I segni che il silenzio ci regala sono spazi immensi, resi ancora più misteriosi e provocanti da un biancore perenne, per molti mesi all’anno ignorato dal sole, il quale si limita, se le nuvole lo permettono, a creare giochi di luce struggenti. Si creano così aurore mescolate a crepuscoli che danzano in cerchio intorno a distese sterminate di ghiaccio, dolci rilievi, pini e betulle. Ma l’apoteosi della danza della luce viene raggiunta per duecento notti l’anno, quando la misteriosa attività delle macchie solari interagisce con la ionosfera dando origine alle Aurore Boreali, spettacoli di dimensioni tali da interessare buona parte del nero cielo polare e dai colori talmente improbabili da fare quasi paura o da indurre le antiche popolazioni di questi luoghi a immaginare che fossero prodotte dal movimento della coda di una Volpe Cosmica, sacra e gigantesca.
La scienza è riuscita in parte a spiegare l’origine delle Aurore Polari, ma non riesce a spiegare né perché debbano esistere e nemmeno perché creino emozioni tanto profonde e sconvolgenti. A breve tenterò di spiegare non tanto come fotografare i silenzi e le luci polari, perché non lo so, ci ho solo provato, quanto quali sono i problemi logistici che si incontrano per muoversi e fotografare a queste latitudini.
Stiamo studiando l’organizzazione di workshop fotografici in Lapponia. Per informazioni: info@turinphotofestival.com
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