Il quarto incontro con Fermoeditore alla libreria Mondadori di Euro Torri, a Parma, ha avuto come protagonista il professor Paolo Barbaro, responsabile della sezione fotografia del Centro Studi Archivio Comunicazione di Parma. Al centro dell’attenzione il libro UNO, eccezionale oggetto di design che raccoglie venticinque anni di studi sui fiori del fotografo Giampaolo Ricò.
«L’idea di fissare i fiori o i vegetali su carta attraverso la luce risale agli inizi della fotografia, quando ancora non si chiamava così»: con questo incipit Barbaro ha introdotto un breve excursus sul rapporto tra fiori e fotografia. Dai primi esperimenti del giovane inglese William Henry Fox Talbot con la “camera lucida”, ai “Disegni fotogenici”, sorta di erbari fotografici per contatto, al calotipo, fino al dagherrotipo che riprende la natura morta secentesca: tutte tecniche dove i fiori sono stati soggetti di sperimentazione sulla permanenza dell’ immagine.
«Le immagini degli impressionisti sono piene di fiori, l’immagine è veloce, insegue il mutare delle sensazioni: il legame tra la fotografia e la ricerca estetica dell’Impressionismo è molto forte; il senso dell’ora e della caducità è molto presente». Si arriva poi al dadaismo, alla fotografia (Man Ray, Florence Henri) anche nelle riviste degli anni ’30, e all’evidente legame tra fiori e sessualità/desiderio. Arriviamo a Mapplethorpe e ai suoi Flowers (anche geograficamente vicini all’operazione di Ricò), algidi e bellissimi, esposti per contrasto vicino a fotografie violentissime o a immagini di sesso molto esplicite.
Passando più direttamente a UNO, Barbaro ha sottolineato come il libro sia inusuale, «promette di essere un libro di fotografia come quelle di una volta ma non è un catalogo di forme vegetali, non è la foto segnaletica di un fiore, è una scoperta lenta. Sfogliando questo libro vediamo delle nature morte, fiori d’interno; come in un dagherrotipo, i caratteri delle frasi abbinate ai fiori emergono per riflesso, spostando la pagina, potremmo pensare si tratti di fiori che hanno assistito ai momenti descritti, altrove il rapporto appare banale, una frase dove si cita il colore rosso è abbinata a un fiore rosso… ma in fondo la memoria funziona proprio così, talvolta ci sono legami talmente complicati da non riuscire a ricostruirli, altre volte invece è più immediata. I flash di testo messi giù velocemente contrastano con la lentezza della realizzazione delle immagini».
Commentando le edizioni speciali, modulate in due proposte (duecento copie sono corredate all’interno da un passepartout contenente una foto stampata a mano dal fotografo Ricò, che in cento copie sono anche firmate e numerate), Paolo Barbaro ha commentato: «Molto interessante questa via di mezzo tra la fotografia d’arte, da galleria, e la fotografia pubblicata sul libro; è una terza via che permette di avere una fotografia originale a costi accessibili».