Non solo una mostra, ma un’esperienza sensoriale. Non solo dipinti – “non appendiamo quadri alle pareti per riempire dei vuoti”, scrive il project manager –, ma narrazioni, profumi, effetti visivi e video di approfondimento che consentono al visitatore di immergersi all’interno del mondo del decano dell’Impressionismo, Camille Pissarro. Il racconto delle vicende artistiche e umane del pittore è liberamente ispirato a Vortici di gloria. Il romanzo degli impressionisti, scritto da Irving Stone con il duplice intento di fornire cenni storico-artistici e biografici sull’artista e di restituire le sensazioni e più intime di Pissarro.
La sua vita è ripercorsa dalle origini caraibiche ai primi studi all’École des Beaux-Arts, dove cominciò a lavorare al fianco di Camille Corot, alla sua fuga a Londra durante la guerra franco-prussiana del 1870 – l’esercito fece incursione nella sua casa parigina, distruggendo decine di tele – e al suo ritorno a Parigi l’anno successivo. Ma un pittore non è impressionista se non ha partecipato alla prima mostra degli impressionisti del 1874 presso la dimora del fotografo Nadar: Pissarro c’era, come fu protagonista di tutte le otto esposizioni del gruppo, divenendone maestro e in certa misura guida, attento alla consonanza di intenti della “banda di rivoluzionari”, generoso negli insegnamenti – in mostra ne sono testimonianza Tête de jeune paysan (Ritratto di giovane contadino) di Paul Gauguin e Portrait d’un vieil homme (Ritratto di vecchio) di Vincent Van Gogh – e di condivisione di idee e progetti. Pur non aspirando mai a essere leader, Pissarro fu l’unico del gruppo capace di elevarsi al di sopra dei risentimenti (“umile e colossale”, lo definì Cézanne).
L’arte di Pissarro è inscindibile dal concetto di pittura en plein air: all’aria aperta osservava e dipingeva, scegliendo in particolare le campagne umili e familiari, le figure dei contadini intenti a lavorare con fatica la terra, gli ambienti rustici che dialogavano in perfetta armonia con la natura, senza sconvolgerne gli equilibri. Non una pittura esclusivamente decorativa, quindi, non un solo gioco stilistico, ma una presa di posizione sociale, una riflessione sulla condizione umana e sull’equilibrio con l’universo.
Negli ultimi anni della sua vita Pissarro fu costretto a stabilirsi in una stanza d’hotel e a dipingere al chiuso a causa di un’infezione agli occhi. Ci ha lasciato tele in cui ritrae la città, il brulicare delle persone osservate dall’alto, i boulevard parigini alle diverse ore del giorno, quali Boulevard Montmartre: Mardi Gras e Place du Theatre Francais.
Pavia dedica un omaggio al celebre pittore francese, ma contemporaneamente innesca una relazione con un artista locale che fu certamente debitore dell’Impressionismo e della sua evoluzione pointillista, Giuseppe Pellizza da Volpedo, del quale, presso la Quadreria dell’Ottocento, si espone Carità cristiana: una testimonianza italiana affine a Pissarro, non solo dal punto di vista stilistico ma anche per il messaggio sociale di riscatto delle popolazioni rurali grazie a solidarietà e armonia.
Pissarro, l’anima dell’Impressionismo
Scuderie del Castello Visconteo, Pavia
Fino al 2 giugno 2014
Tel:+39 0382 309879