Conosco Silvia a un corso di cucina che si era tenuto nel ristorante di amici, non che io sia una donna da fornelli… tutt’altro. Non so ancora come, ma avevo realizzato, fisicamente, dei tortelli dalla pasta al ripieno, incredibile! E’ proprio come dice lo chef Gusteau in “Ratatouille”, film della Disney: “chiunque può cucinare”.
Tornando alla nostra food-photographer, Silvia Censi, ho visto subito che le sue foto avevano qualcosa di particolare, emanavano calore, ti invitavano a guardarle dentro, la cura dei particolari, ogni cosa studiata nel minimo dettaglio al punto che ti trovi ad allungare la mano per prendere quello che vedi e col pensiero ti scopri a sognare di assaporare ciò che lei vuol farti vedere.
Food photographer, perché food?
Nella fotografia di food ho trovato il modo migliore per vivere e sviluppare le mie passioni: cucina e fotografia. Con il cibo ho la possibilità di sperimentare; di creare il soggetto della fotografia e modellarlo attraverso l’utilizzo della luce, di interpretare le texture e creare sensazioni. Ogni foto è come una piccola installazione che mi permette di esprimermi e, nel caso dei reportage, di creare storie. Penso sia un lavoro entusiasmante pieno di nuovi stimoli che portano a evolversi per migliorare, come una continua ricerca.
Ricorrono spesso colori caldi nelle tue immagini…
Questo è un controsenso che nemmeno io capisco fino in fondo. Ho sempre adorato i colori freddi e invece mi ritrovo a creare immagini calde. Se dovessi trovare una ragione direi che lo faccio per dare un aspetto ancora più confortante al cibo, come se volessi avvolgerlo in un’atmosfera evocativa.
Chi cucina i piatti?
Sono foodstylist di gran parte delle mie fotografie; mi occupo della ricetta e della preparazione del set in modo da gestire tutti gli aspetti dello scatto. Essendo maniaca del controllo questa è una delle cose che preferisco. Poi per lavoro capita di fotografare piatti preparati da chef e allora cambia completamente la prospettiva; la sfida è riuscire a gestire anche le situazioni “esterne”.
Quando studi una foto c’è complicità tra te e chi ha realizzato il piatto?
La complicità è essenziale e confrontarsi con chi prepara il piatto forse è la cosa più complicata. Bisogna cogliere l’idea di base della ricetta e interpretarla tenendo conto dei gusti dello chef e delle caratteristiche del piatto. Spesso in questo caso lo stile personale deve essere messo in secondo piano, il vero protagonista è il cibo con la sua matericità.
Le immagini sono tratte dal sito ufficiale www.silviacensi.com