Dal buio notturno, immagine che la sua figura evoca all’istante, è sgorgata una luce piena, inattesa, rivelatrice. Quella – lo vedremo – di un uomo consapevole.
David Lynch per la sua “prima” in Toscana, al Lucca Film Festival, poteva uscire da un enorme padiglione auricolare rosa, oppure poteva farlo da dietro un sipario scarlatto. Invece il regista di Missoula (Montana), atterrato sabato 27 settembre in una delle città d’arte più belle d’Italia per la 10a edizione della rassegna a lui dedicata, è uscito allo scoperto, color della Luna. Pura scintilla di genio cinematografico, deus ex machina di una parte del miglior cinema prodotto dalla seconda metà del secolo scorso a oggi, è stato ripagato da un’accoglienza trionfale. Dettata dal Cuore selvaggio – citando la Palma d’Oro 1990 – delle migliaia di fan accorsi nel capoluogo per vederlo. Un bagno di folla sincero, trasversale per età, nel quale il cineasta si è immerso, anima e corpo. L’hanno voluto qui i giovani fondatori del Lucca Film Fest, che gli hanno cucito addosso tre giorni a tema ricchissimi e variegati, a partire dalla retrospettiva completa delle sue pellicole, con una serata dedicata alle migliori musiche composte per i suoi film – fra le quali molte del sodale Angelo Badalamenti (un po’ quello che fu Herrmann per Hitchcock). L’omaggio comprende la mostra Lost Visions, aperta fino al 9 novembre.
MEDITAZIONE TRASCENDENTALE. Più di una scelta di vita per lui, che medita da oltre 40 anni. Questa pratica è stato il tema dell’incontro con i giornalisti in apertura di festival, strettamente connessa al suo fare cinema. Nel vedere Lynch così coinvolto in un discorso che parla di sé, del suo vivere, ci siamo commossi tutti, è stato inevitabile.
HOMO MAGNETICUS. Pittore, cineasta, fotografo, video artista, scrittore e produttore. Un accentratore di arti che prende tempo senza essere ingurgitato dalla macchina hollywoodiana, alla quale non porta un film dal 2007 (Inland Empire). Ma non gli importa, anche se sa che i fan lo attendono sul grande schermo. Come tutti i grandi, Lynch fa lungometraggi centellinati. Una decina.
SENSIBILITÀ. Meditazione e cinema, una domanda profonda: l’ha fatta il sindaco Alessandro Tambellini: “Lei afferma di avere raggiunto una grande serenità interiore. Tuttavia, visitando la mostra molto interessante, non ho trovato quegli elementi di serenità che lei sostiene di possedere. Perché i suoi quadri al contrario di lei, appaiono così inquietanti?”. Lynch: “Perché le idee vengono dal nostro mondo e il nostro mondo è pieno di turbamento. Allo stesso tempo, però, cresce in me la capacità di apprezzare la vita per quello che ci dona. Per l’essere infinito e unico che noi siamo”. Proprio un uomo così sensibile è in grado di vedere mondi oscuri che altri non vedono. Ed è, pensiamo, la luce conquistata dopo anni a rischiararne la visione.