Se fosse una canzone, questo libro sarebbe con ogni probabilità… Karma Chameleon!
Sorpresi? Il fatto è che per quanto possa sembrare paradossale citare i Culture Club quando la discografia di David Bowie trabocca di titoli più che “papabili”, l’idea per cui il karma è qualcosa di estremamente volubile, cangiante, proteiforme e complesso ben si presta a sintetizzare questa biografia a fumetti sospesa fra “ricordi e verità nascoste, fra sogno e realtà” (avrei anche usato parole mie, ma la quarta di copertina era scritta così bene…).
Dal cazzotto responsabile del suo particolarissimo sguardo – una volta per tutte: David Bowie ha entrambi gli occhi azzurri, solo che la sua pupilla destra è perennemente dilatata – agli ultimi appunti prima del rilascio di The Next Day, alcuni fra i momenti più significativi della vita del musicista inglese si intrecciano in un gioco di specchi caleidoscopico e suggestivo in cui i suoi più celebri personaggi (non solo quelli “canonizzati” e portati sul palco, come Ziggy Stardust, Aladdin Sane, Halloween Jack e “l’esile” Duca Bianco, ma anche quelli che come Starman e Lady Stardust hanno fatto il loro ingresso “solo” fra le note dei suoi brani), si muovono come anime disperate in cerca della reale identità del proprio autore. Un viaggio in cui il dato biografico si trasfigura in dettaglio poetico, abbandonandosi a rimandi e gustose citazioni – dalle immagini del backstage con cui D. A. Pennebaker ci ha raccontato Ziggy Stardust – The Motion pitcure, a uno dei più iconici screenshot di L’Uomo Che Cadde Sulla Terra, fino a un’improbabile “parafrasi” di LSD dei Bluvertigo – mentre il tempo “aspetta fra le quinte” di un rebus lynchiano (i fan più accaniti e attenti saranno ben lieti di ritrovarsi dietro le tende di quella stessa loggia nera in cui si smarrì il David Bowie/Phillip Jeffries di Fuoco cammina con me) trascinando il lettore dalla Berlino del 1977 alla New York del 2012 con la stessa disinvoltura con cui si girano le pagine di un libro.
Se pensate poi che le sorprese siano finite qui, potete aggiungere ai ricchi premi e cotillon le numerose appendici a fine racconto che comprendono, fra le altre cose, una passerella dei più celebri abiti di scena di Bowie, una breve ma simpatica intervista a Carlos Alomar, i contributi di special guest come Enrico Ruggeri, Andy (dei succitati Bluvertigo) e Garbo. Ultimo ma non meno importante, il personale tratto di Veronica Carratello, sfumato come la sostanza di cui sono intessuti i sogni, ma al contempo tagliente, come la lama di un Bowie knife.