Nella cultura e nella poesia del mondo antico l’arco riveste un ruolo di primo piano. Senza scomodare la mitologia, grande rilievo storico (non solo per gli appassionati di tiro con l’arco) riveste il Toxophilus, un singolare trattato in forma dialogica pubblicato nel 1545 a Londra da Roger Ascham.
Grecista e precettore della principessa Elisabetta, la futura regina Elisabetta I Tudor, Roger Ascham dedica il suo scritto a re Enrico VIII e a “tutti i gentiluomini e Yeomen d’Inghilterra” – gli Yeomen erano i coltivatori diretti, benestanti ma non nobili, che prestavano servizio militare in fanteria in caso di conflitti armati – al fine di utilizzarlo per “diletto” e “praticità” sia in pace sia in guerra. L’importanza del Toxophilus è dovuta a vari fattori: si tratta del primo manuale di tiro con l’arco mai redatto, ed è anche la prima opera accademica mai pubblicata in lingua volgare, oltretutto scritta dall’arciere più colto di un regno dove l’arco ha avuto un’importanza decisiva.
Come si diceva, il trattato è redatto sotto forma di un dialogo che si svolge tra Philologus e Toxophilus, diviso in due parti più una prefazione. La seconda parte è tecnica, mentre la prima trabocca di citazioni colte e rimandi simbolici, soprattutto a Socrate e ad Aristotele. Ascham associa il tiro con l’arco alla virtù dell’onestà e lo considera fondamentale per l’uomo di studio, illustrandone la nobiltà e citandone l’ascendenza apollinea, oltre a fornire un ricco apparato di esempi letterari e storici; il dialogo raggiungendo il culmine della raffinatezza quando si profonde nel confronto tra musica e tiro con l’arco. Con una certa abilità, Ascham riconduce gli esempi storici alla situazione inglese a lui contemporanea.
La seconda parte si apre con la definizione dello scopo del tiro, ovvero, banalmente, quello di colpire il bersaglio. Due sono i fattori necessari a raggiungere tale scopo, dice Toxophilus: “Tirare diritto e tenere la distanza”. Una frase in apparenza banale che nasconde intenzioni simboliche in cui il giusto tiro è metaforico e legato a questioni di mente, anima, passioni, corpo. Del resto Eraclito, già prima di Platone e Aristotele, affermava che l’arco e la freccia sono una metafora originaria dell’esistenza umana.
L’edizione che vi proponiamo, in lingua originale, è quella curata da Edward Arber ed edita nel 1895 da A. Constable and Co., scaricabile gratuitamente in pdf a questo link (13,42 Mb). La traduzione italiana è reperibile in formato cartaceo nelle librerie oppure online.