Gli studi sul fumetto argentino si sviluppano già dagli anni Sessanta del secolo scorso grazie al fumetto d’avventura e d’azione di matrice salgariana, graficamente caratterizzato dallo stile cinematografico degli illustratori e dei disegnatori della Escuela Panamericana de Arte. Approdati in Argentina alla fine degli anni Quaranta, grazie anche alle iniziative della Editorial Abril di Cesare Civita, un nutrito gruppo di giovani autori sudamericani ed europei diedero vita a una vera e propria scuola che fa capo ad Alberto Breccia.
Uruguaiano di Montevideo, inizia l’attività di fumettista quasi ventenne nel 1938, per passione, collaborando con diverse riviste di Buenos Aires. Disegnatore talentuoso, in pochi anni si allontanò gradualmente dagli stilemi di Burne Hogarth e Alex Raymond perseguendo la via della sperimentazione grafica e narrativa.
Nel 1958 inizia la lunga collaborazione con lo sceneggiatore Héctor Germán Oesterheld e la successiva pubblicazione di Sherlock Time, uno dei fumetti più importanti della sua carriera, il fumetto del detective del tempo venuto dallo spazio realizzato con disegni al pennino e pennello, impaginati in maniera sorprendente. Nel 1962 pubblicano Mort Cinder con le storie di un personaggio misterioso che, bloccato fuori dal suo mondo, racconta a Ezra Winston – un vecchio antiquario nel quale l’autore si ritrae – le sue innumerevoli vite vissute nell’arco dei millenni, fumetto magistralmente realizzato con ricche macchie di china e di biacca, di tratti di pennino e ampie campiture di pennello. Nel 1968 pubblicano La vita del Che, un’opera scomoda che in patria fu sequestrata e bruciata, graficamente caratterizzata dalla densità degli inchiostri cupi e tetri. Nel 1969 lavorano a El Eternauta, nuova versione dell’omonimo fumetto del 1957 disegnato da Solano Lopez proposto con un taglio più maturo, introspettivo, ricco di riferimenti al regime dittatoriale e al mondo della politica. Nel 1973 realizza una riduzione a fumetti de I miti di Cthulhu di H. P. Lovecraft con uno stile del disegno quasi impalpabile e indefinito, precursore delle opere horror-gotiche realizzate sui racconti di E. A. Poe. Nel 1974 inizia la collaborazione con Carlos Trillo dalla quale nascono opere come Un tal Daneri, Nadiem, Buscavidas e Chi ha paura delle fiabe, questi ultimi sono grotteschi adattamenti sceneggiati con un umorismo nero e feroce.
La sua unicità narrativa e l’esuberante capacità esecutiva hanno segnato i limiti della narrazione a fumetto rendendo Alberto Breccia punto di riferimento di molti autori e artisti. L’ultima sua opera è una traduzione a fumetti di un racconto di Ernesto Sábato, Rapporto sui ciechi, una storia visionaria e atroce raccontata con collage e china ricorrendo un bianco e nero lento e difficile. Crepuscolare. Si è spento a Buenos Aires 10 novembre 1993.