Nei tempi oscuri del Medioevo, quando il gatto cadde in disgrazia fu associato alle streghe, fatto che ne ha segnato l’evoluzione iconologica discostando molto la figura del gatto da quello che è il suo reale significato archetipico. Di recente, lo psicanalista C. Widmann ne Il gatto e i suoi simboli ci ha presentato il nostro felino quale “tenebrosa figura d’ombra” (suggerendo che alla demonizzazione del gatto coincida la demonizzazione dell’istintualità da parte della coscienza) e al tempo stesso come “una seducente figura d’Anima”, un “animale guida verso l’altrove”, “guardiano della soglia” che per sua caratteristica etologica costella nell’uomo l’esperienza del limite tra natura e cultura, tra il conscio e l’inconscio, tra l’ordinario e l’indicibile. «Seduto sulla soglia, il gatto familiarizza con il tremendum che s’estende oltre la soglia».
Il gatto, specie quello nero, fa il suo triste esordio come famiglio delle streghe nelle incisioni che arricchiscono la prima manualistica del “perfetto cacciatore di streghe”, ci viene proposto quasi come un’imprescindibile appendice della strega e al tempo stesso una guida come vorrebbe Widmann. E, proprio come una figura iniziatrice ricorrente, lo vediamo materializzarsi quale cifra comune e simbolo emblematico nelle opere di numerosi autori che si sono cimentati nella rappresentazione pittorica del numinoso oscuro. Dà le spalle a una strega nel Sabba delle Streghe di Hans Baldung Grien (1510), resta in disparte in un angolo della Cucina della strega di Frans Francken II (1606), sta in equilibrio sulla schiena di una vecchia megera nel sensuale Visione del Sabba di Luis Ricardo Falero (1878), o – insieme ad altri suoi simili – resta pigramente sdraiato a osservare un Convegno di Streghe nell’opera di William Holbrook Beard (1876). Passa nelle fiabe illustrate da Arthur Rackham (Le streghe al Sabba), è guida delle delicate streghe di Ida Rentoul Outhwaite nel Piccolo Mondo di Elfi e Fate. In epoca moderna si trasforma in avvenente strega nell’opera Metamorfosi di T. A. Steinlen, e ancor prima consola la sua padrona nella Strega e il gatto nero di Paul Ranson per arrivare ai nostri giorni, dopo una carriera sulle cartoline di auguri per la festa di Halloween ad accompagnare ancora le moderne streghe nelle buie notti di Ognissanti. E anche se la superstizione vuole che l’incrociare un gatto nero porti male è sempre bene ricordare la battuta di Groucho Marx: “un gatto nero che attraversa la strada significa che sta andando da qualche parte”. Il Medioevo è finito e il nero è un colore sempre di moda…