“La fotografia è commemorazione. Un modo per fermare un attimo di vita”. Basterebbe questo a riassumere il lavoro della fotografa parmigiana Caterina Orzi, 55 anni, parte di questi dedicati all’obbiettivo. Nei suoi lavori, oltre 100 mostre all’attivo in Italia e all’estero e altre in programma, l’elemento naturale e la componente umana si fondono in immagini suggestive, la seconda a supporto della prima. La parte umana è la pancia dell’artista, messa a disposizione di foglie, fiori, sassi, e della luce. Sì la luce.
Naturale il richiamo agli impressionisti che “dipingevano con la luce”, ed è lei stessa a definirsi “un’impressionista del 2000, consapevole di essere il mezzo. In natura c’è già tutto. La luce ridà vita alle cose, io fotografo elementi naturali e i tempi delle mie foto sono scanditi da quelli della natura, so che a una data ora ci sarà una particolare luce e sarà il momento perfetto per fotografare. Non è un tornare indietro su cose fatte da altri, è riprendere ciò che il tempo ci ha regalato”. Ridando vita agli elementi, i soggetti delle fotografie diventano epifanie, il merito di una bella foto “sta nella sensibilità artistica di chi scatta”.
Nei suoi lavori la luce risulta così particolare da sembrare ritoccata o ricreata, il rosso è denso, il verde brillante, il bianco abbagliante o avvolgente e laddove fiori, piante e frutti spiccano per i colori il corpo umano, spesso, sembra in bianco e nero, di qui la sensazione del fotoritocco. “Io uso una Canon Eos 1000 base digitale senza obbiettivi, Photoshop non so usarlo e le mie foto sono tutte a colori, quello che dà l’impressione del bianco e nero o delle tinte così vive da sembrare artificiali è solo la luce. Photoshop è fatto per chi non accetta errori, e l’uomo dovrebbe riabituarsi ad ammettere il fallimento. Può facilitare il lavoro e non sono contro chi lo usa ma per me è esaltante vivere i ritmi della luce”. Che sia radente o a picco è lei la protagonista, capace di armonizzare una foto o far risaltare il soggetto. (Caterina mi ha mostrato le foto sulla digitale e stampate, non c’è intervento, ndr).
E l’elemento umano? Il corpo ritratto è il suo, nudo e mai volgare, nessun imbarazzo, “ho cominciato con le performance e sono passata alle foto, la scelta del corpo e della pancia è legata al fatto di essere donna e in quanto tale, come artista, più avvantaggiata nella possibilità di interpretare e generare qualcosa. Sentiamo di più e in modo diverso, ho usato e uso ancora il mio corpo per esprimermi e perché ho qualcosa da dire”. È un caso raro che essere donna sia un vantaggio, “le cito un articolo della giornalista eritrea Yarcona Pinhas (mi legge un passaggio, ndr), sostiene che le donne abbiano un’intelligenza in più, quella del procreare. Noi abbiamo il vantaggio di poter mettere al mondo e questo, per un artista, è un passaggio ulteriore in un percorso di vita e creazione”.