Sergio Bonelli = insonnia… lo so, può sembrare strano… sarebbero tante le equazioni possibili: Bonelli = estate, Bonelli = mare, Bonelli = tempo libero, Bonelli = viaggio, Bonelli = Amazzonia… e sono tutte stupende… Bonelli = notti bianche a leggere i suoi fumetti, dunque ancora, Bonelli = insonnia.
Questa è l’idea del grande editore che mi ha accompagnato per anni, almeno da quando lessi un suo articolo intorno al problema, che scrisse alla fine degli anni ’80 su “Smemoranda”, dove ammise di essere (come spesso succede ai fumettisti, che scambiano il giorno con la notte) un incallito insonne. Il problema lo avrei sentito più avanti, quando, essendo (si spera) diventato a mia volta se non proprio un fumettista qualcosa di simile, cominciai a lavorare dopo cena.
Il punto non è questo, ma il metodo che Sergio disse di usare per far fronte a quelle infinite “notti bianche”. Si era costruito un “sonnifero” naturale… grazie all’avvento del Vhs (erano gli ’80, tempi primitivi) aveva fatto una videocassetta con i montaggi delle sue scene preferite, prese dal cinema, dallo sport e non solo… un collage praticamente, una sequenza che racchiudeva la sua esperienza immaginifica (infinita) a cui era stato legato fino ad allora, messe in un ordine tale da portare da stati di accesa esaltazione a silenzi fordiani, così da giungere al sonno… cominciava la sua odissea visiva, magari partendo da un duello con Eastwood, passando attraverso “La foresta di smeraldo” (Boorman, 1985) per arrivare a una scena di rivoluzione messicana (Viva, viva Villa!) e poi tornare a navigare sull’Orinoco, sbarcare in tempo per montare sullo stagecoach di “Ombre Rosse”, e da quei finestroni avrebbe forse ammirato un “assist” stupendo del suo calciatore preferito, o la rovesciata di Pelé in “Fuga per la vittoria”, facendo sosta ad “Alamo” (Remember the Alamo!) ripartendo per giungere in tempo, con il sottofondo della musica di Morricone, all’ultima battaglia del Generale Custer (Gloria al 7°), finché Morfeo, con la sua grazia (il dio del sonno, non il calciatore) non lo avesse accolto fra le sue braccia.
Ora che Sergio nel “Grande Sonno” ci è entrato in senso chandleriano… letterale, sarà lui a farci visita, magari insieme ai suoi amici indios, per riempire le nostre notti bianche, con tutto il suo potere immaginifico, a regalarci una parte del suo paradiso interiore nell’istante sacro in cui l’inconscio si stacca dal corpo per entrare in quel sorprendente limbo onirico (che poi è la nostra memoria)… prima di tornarsene nell’Eden dei fumettisti, che, ormai è risaputo, quando muoiono non vanno nel “luogo” di cui ci hanno raccontato da piccoli ma se ne vanno verso le grandi praterie del Cielo.