Nel favoloso mondo di Barbie le bambine di tutto il mondo ci sono entrate, cascandoci dentro come si cade nel sogno della bella addormentata, dal lontano 1959, anno in cui inizia la produzione del primo modello della icon doll più famosa del mondo. Matrice americana, simbolo di una seduttività tutta occidentale, capelli biondi cotonati, occhi blu, ciglia iper voluminizzate, corpo atletico e slanciato, così slanciato e affusolato da ricordare un missile spaziale, Barbie è stata venduta – secondo la Mattel che la fabbrica e distribuisce – in un miliardo di pezzi in 150 nazioni del mondo. A dimostrazione di un successo senza eguali per quello che è, a conti fatti, un giocattolo per bambine, seppure catalogabile fra i più efficaci fenomeni di costume.
Capace di penetrare ogni barriera linguistica, sociale, antropologica e culturale (si sono viste Barbie nelle mani di ragazzine arabe, indiane o giapponesi, dove per altro è stato costruito il primo modello, su indicazione della sua ideatrice statunitense, Ruth Handler), questa giovane musa sexy e in carriera dalle gambe snodate ha calamitato l’attenzione delle spettatrici italiane in epoca recentissima, attraverso una mostra ospitata in tre città: al Museo delle culture di Milano, al Vittoriano Roma e a Palazzo Albergati a Bologna. Oltre a essere naturalmente attraente, imitando nel corpo un’adulta – ed è questa la sua grande rivoluzione per l’epoca! – Barbie possiede tante virtù che la distinguono da una bambola qualsiasi. A differenza delle colleghe, non è mai tramontata nell’immaginario femminile, grazie a un sapiente mix di contemporaneità, dinamicità di tratti e movimenti, lingua universale – l’inglese, anzi, l’americano – simpatia, malizia, affabilità e, last but non least, un guardaroba da urlo. Barbie non per niente è icona in grado di ispirare gli stilisti più in voga, italiani e francesi. Spesso ha una linea dedicata, oltre alla casa, al fidanzato storico Ken e alla macchina. Una berlina sportiva, sia chiaro. Il logo storico non è mai cambiato, ma si è solo fatto un restyling così come una donna si farebbe un ritocchino. Pretende di essere, e lo è, un ideale, con quel corpo e quel sorriso, ma la signorina Barbara Millicent Roberts (vero nome) è una di noi. Di quante altre possiamo dirlo? Nessuna.
Così, come il più patinato degli Zelig, Barbie entra ed esce dagli abiti delle celebrities anno 2016, vedi la versione Kate Middleton, mentre la sua linea si adatta al gusto delle epoche che attraversa: perciò oggi abbiamo la curvy, la tall (spilungona?) e la skinny.
Libera e bella, Barbie? Nessuna regola di comportamento? Beh, insomma, è pur sempre nata negli anni ‘50, quando il sogno era sposare il principe azzurro. Ecco allora, in una apposita sezione della mostra, lo spazio delle Wedding Barbies.
Tutto sommato, però, se c’è una che può dirsi emancipata da condizionamenti culturali e familiari, nel variegato mondo dei toys, è proprio lei, dall’alto del suo metro e ottanta. Nessuno, nemmeno Ken, è mai riuscito a portarla all’altare. Barbie è delle bambine e sempre lo sarà.
Copertina: Barbie indossa l’outifit Evening Splendour, 1959 (Collectors edition)