Che rapporto c’è tra una pentola e Hans Harp? E tra le posate e Paul Klee?
Il rapporto è svelato da una piccola mostra allestita presso la Galleria Nazionale di Parma a cura dello CSAC, che mette l’accento sullo spazio della tavola visto attraverso l’opera di tre grandi autori: Roberto Sambonet, Enzo Mari e Bruno Munari. Il tutto all’ombra dell’imponente, rococò e lussuosissimo Trionfo da tavola realizzato da Demià Cameny nel 1803 con l’utilizzo di marmi, pietre dure, bronzi dorati, raffigurante personaggi divini e innumerevoli altre figure pensate per l’addobbo di un pranzo più che regale.
Differente, e di molto, l’approccio dei tre protagonisti novecenteschi dell’iniziativa, dei quali si espongono oggetti e disegni, libri e vasi, per delineare quella che fu una vera rivoluzione e che da allora ha avuto le sue conseguenze nella nostra vita quotidiana.
Sambonet è un nome da sempre legato alla produzione delle posate: nell’azienda di famiglia, prima dei nuovi progetti di Roberto, si realizzavano forchette, cucchiai e coltelli in argento, quelli per la ricca borghesia del Dopoguerra. Il designer però rompe la tradizione: guarda all’arte astratta (Hans Harp, appunto), a Brancusi e all’architettura di Giò Ponti, semplifica le forme, si orienta verso la purezza delle linee, dà vita a geometrie e a vere e proprie sculture destinate a essere funzionali al gesto del “mangiare”, con ordine ed estetica rigorosa. Ecco allora che il manico tondo diventa piatto, le posate vengono ritagliate da una lastra d’acciaio, si caratterizzano per un’impugnatura bilanciata, rappresentano lo spazio e lo contengono. Ancora, Sambonet introduce la plastica, pensa a servizi di piatti e tazze impilabili, studia bistecchiere e pesciere.
Una prospettiva diversa è costruita da Enzo Mari, che ugualmente contesta la tradizione ma introduce nel suo lavoro l’idea della partecipazione attiva di coloro che usano i suoi oggetti: li invita a produrli, a montarli da soli, come nel caso di Autoprogettazione del 1974, una serie di arredi di casa in legno dove si chiede ai singoli utenti finali di dare prova della propria manualità. Mari si dedica a un’approfondita indagine sui gesti, sui comportamenti e sulle relative funzioni delle “cose”, e progetta sedie, contenitori che si pongono in rapporto diretto con l’abitazione mantenendo sempre costante la memoria del naturale.
Infine l’ironia dissacrante delle forchette di Bruno Munari: il celebre e divertente progetto, pensato nel 1958, trasforma oggetti banali e quotidiani in personaggi dotati di parola e inevitabile il pensiero che corre a quella rivoluzione futurista che piega “le buone maniere a tavola”, contrastandole e stravolgendole, senza dimenticare il centro di tutta la ricerca di uno dei padri del design, quella del gioco, della creatività infantile, del divertimento.
CSAC in Pilotta: Sambonet, Mari e Munari per la tavola
Galleria Nazionale di Parma
Piazzale della Pilotta, 5
43121 Parma
Fino al 13 luglio 2014
Tel:+39 233309-233617
www.parmabeniartistici.beniculturali.it
sbsae-pr@beniculturali.it