Sedicesimo anno: anche per questa edizione il Salone internazionale dell’alimentazione Cibus, evento di riferimento per l’agroalimentare italiano d’eccellenza, ha chiuso i battenti in attivo. Biennale, oltre agli stand ospita convegni e tavole rotonde su temi di attualità; inizialmente aperto anche al pubblico, da varie edizioni è riservato agli addetti del settore: ciò non toglie una discreta presenza di curiosi e ragazzi delle scuole professionali.
Al di là dei numeri, delle novità, o di una certa ricerca di originalità talvolta fine a se stessa, visitare Cibus è una specie di esperienza ludico/antropologica. Il soggetto aiuta: il cibo fa parte di noi, tocca l’anima, il cervello e tutti i sensi; seppur esaltato – o nascosto, dipende dai punti di vista – dalle confezioni, la sua essenza è primordiale e vitale. Come in ogni fiera che si rispetti, molte giacche e cravatte si aggirano dentro e fuori dagli stand impegnate nel business ma l’atmosfera è diversa da qualsiasi altra: più festosa, edonistica, a tratti elitaria.
Gli stand sono raramente senza personalità anche se piccoli, assumono il carattere del prodotto che ospitano raggiungendo talvolta picchi di fantasia: come nella riproduzione di una sontuosa drogheria del Sud, o trasformandosi in negozi di dolciumi, ospitando veri e propri ristoranti, bar, show e dimostrazioni pratiche. Molti offrono assaggi, alcuni cercano di coinvolgere i passanti, altri ancora propongono un’immagine distaccata o puntano sul design “all black”. Fra cuochi e ragazze immagine, anche gli espositori sono interessanti da osservare: chi ha la stoffa dell’imbonitore, chi scruta il pubblico sperando nel cliente dei propri sogni; fra tanti “navigati” appare anche qualcuno dall’aria genuina e spaesata che si muove come se si trovasse nel negozio di famiglia.
Per un tripudio di forme e dei colori bisogna andare nella sezione Dolce Italia: il nome già dice tutto. Zona di strabordanti calorie, con cioccolatini, panettoni, caramelle, sculture di zucchero, da tutte le regioni… il solo entrarci mette allegria anche se non si amano i dolci. In linea con il mercato, questa edizione di Cibus ha proposto molto bio, DOP, IGP, tanta pasta e pomodoro, moltissimo olio, una piazza dedicata alla birra artigianale, con mille specialità da scoprire in una vera e propria caccia al tesoro.
Cibus non è solo cibo. Benessere, nutrizione, cosmetici (perlopiù all’olio d’oliva), packaging – anche qui la ricerca di ecologia si fa notare – accessori per la cucina contribuiscono all’horror vacui tipico delle fiere. E c’è tanto design, specie per le bottiglie o per i contenitori di alimenti pregiati come il tartufo, l’aceto balsamico o il sale proveniente da zone particolari, ma anche nei cibi meno ricercati: come sempre nel commercio, l’abito aiuta a vendere il monaco.