di Andrea Di Betta
“Essere, o non essere, questo è il dilemma: / se sia più nobile nella mente soffrire / i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna / o prendere le armi contro un mare di affanni / e, contrastandoli, porre loro fine?”. Dai primi del Seicento questo dilemma, forgiato da William Shakespeare, è la forma di dubbio che ogni essere umano si è posto nel suo cammino, nella sua Storia. L’Europa era in guerra: prima la Scozia e in seguito le Fiandre furono lo scenario dello scontro di tutte le dinastie, e dei loro intrecci di sangue, del Vecchio Continente.
Dodici anni prima del Bardo, il 9 agosto del 1588, a Tilbury, Elisabetta I pronunciò il Destino di una Regina: “So di avere il corpo debole e delicato di una donna; ma ho il cuore e lo stomaco di un re, e per di più di un re d’Inghilterra, e penso con disprezzo al fatto che il duca di Parma o il re di Spagna , o qualsiasi altro principe d’Europa, osino invadere i confini del mio reame; io stessa sarò il vostro generale, giudice e ricompensatore di ciascuno di voi per la vostre virtù nel campo di battaglia”. Queste parole scavalcano quasi quattro secoli e diventano le tappe dell’educazione di una Regina.
Nel 1938, la penisola iberica brucia piano di una nuova guerra di religione (laica) e dissecca pian piano i paesi d’Oltremanica, rendendoli combustile adatto a un nuovo incendio. L’Inghilterra si prepara a gettare nella fornace della “pace” i suoi uomini, scoprendo ampi settori della vita civile e nasce così l’erede del Women’s Auxiliary Army Corps (WAAC), ovvero l’ATS, l’Auxiliary Territorial Service.
Già l’acronimo racconta una nuova parità tra i generi, frutto dell’impegno delle donne durante il primo conflitto mondiale: le donne che avevano raccolto i volanti dei camion, le maniglie dei tornii nelle fabbriche e i servizi di protezione civile ottennero, forti del loro sforzo bellico e delle successive campagne civili, eguali diritti degli uomini. E una figlia d’Inghilterra, una donna con il Destino già segnato nel sangue, non poteva far altro che assumersi la sua eredità e arruolarsi proprio in quei servizi territoriali ausiliari dove diventò un meccanico, un’autista di un’ambulanza. O di un camion.
La fine della Seconda Guerra Mondiale la concluse semplicemente con il suo numero di matricola dell’ATS, ovvero 230873, ma la donna di cui stiamo parlando è Elizabeth Alexandra Mary, Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e di una dozzina di Stati nel mondo, capo del Commowealth e della Chiesa d’Inghilterra e che, di quell’Elisabetta I, scelse consapevolmente il nome.
Copertina: Elisabetta II al lavoro presso l’Auxiliary Territorial Service e il francobollo inglese da 50 pence, elaborazione grafica di Andrea Di Betta