di Amélie Giannotta
Lo studiavamo a scuola e, troppo piccoli, non ne capivamo la portata. Ma quel venditore di almanacchi che cercava di convincere il passeggere ad acquistare il suo lunario, nella celebre Operetta Morale di Leopardi del 1832, ne avrebbe fatta di fortuna se sotto al braccio avesse avuto i Barbanera. Ai giorni nostri, a Spello, però il tempo non è passato e segue i ritmi del monaco astronomo che diede il nome al calendario, dal lontano 1762.
Siamo nei suoi luoghi – la fondazione immersa nel verde, l’Editoriale Campi che lo pubblica e ne conserva le edizioni antiche e pregiate, l’orto e il giardino con le colture di una volta, coltivate come una volta – in cui il frate di Foligno si ritirava per raccogliere le energie necessarie a predire.
Gli strumenti glieli fornivano le scienze che lui interrogava, il compasso, il cannocchiale, la mappa coeli, i libri, lo sguardo rivolto al cielo nell’atto della misurazione. Fra i traguardi a cui portava la sua riflessione, e fil rouge di tutto il suo pensiero nei secoli, è stato un più sano rapporto con la Terra.
Oltre un secolo fa, quindi in tempi non sospetti! Un ambientalista per vocazione, che rende credibili le sue pagine oggi, quando la necessità di una nuova etica del rapporto uomo e ambiente occupa le pagine del suo almanacco, con consigli pratici per una quotidianità sana all’insegna di armonia, consapevolezza, sostenibilità. L’edizione 2015 dell’annuario più longevo d’Italia, giunto al n° 253, è un classico “del buon vivere” che riscontra grande successo presso un target sempre più eterogeneo di lettori, anche per l’attenzione più marcata che riserva ai temi dell’ecosostenibilità e della biodiversità che si intrecciano alle interviste green, alle ricette di casa con prodotti e sapori di stagione e ai consigli mensili su orto e giardino, benessere e bellezza naturali.
Da quest’anno poi l’Almanacco propone un focus sul cibo e su una nuova etica dell’alimentazione tutta da scoprire, con le voci di autorevoli esperti di natura, agricoltura, sostenibilità, giovani agricoltori, scienziati e filosofi. Tra questi, Massimo Montanari (storico dell’alimentazione), Stefano Mancuso (botanico, neurobiologo vegetale), Giuseppe Barbera (agronomo studioso di biodiversità paesaggistica), Consolata Beraudo di Pralormo (storica dell’arte), Oliviero Olivieri (presidente Parco Nazionale Sibillini), Salvatore Ceccarelli (agronomo studioso di biodiversità), Gianumberto Accinelli (entomologo), Federica Ferrario (responsabile campagna agricoltura sostenibile Greenpeace Italia), Mattia Matrone (giovane agricoltore), Antonio Barletta (ideatore Progetto Urbees), Vandana Shiva (filosofa ambientalista), Palmira Stella (ortolana).
Sono molti i lettori che hanno dedicato dediche o corrispondenza al Barbanera. Tra questi, Federico Fellini, Giuseppe Piermarini o Gabriele D’Annunzio. Fu proprio il poeta a definire il Barbanera “il libro ove s’aduna il fiore dei tempi e la saggezza delle nazioni”.
Per le immagini si ringrazia l’archivio della Fondazione Barbanera.
Il sito internet dell’Almanacco
di Amélie Giannotta